“TACUINUM SANITATIS” (Introduzione alla Rubrica)
a cura di Federica D’Amato
I Tacuina sanitatis erano, nel Medioevo, dei manuali riguardanti la scienza medica legata alle proprietà di cibi ed erbe. L’intento era quello di compendiare, in brevi testi dal respiro divulgativo e precettivo, la funzione terapeutica di quanto la natura offriva, non solo in termini alimentari ed erboristici, ma anche – come diremmo oggi – “olistici”: cielo e terra erano legati dai doni di Dio, ed era in questi che bisognava risalire alla salute di corpo e anima, essi tra loro intimamente connessi dalla certezza della vita eterna. Qui, con le dovute differenze, si tenterà, all’insegna di brevità ed essenzialità, lo stesso scopo: risalire, attraverso la corrente carsica e divagante della poesia, la foce dell’umano, fino a giungere a quel guado del tempo dove la salute di quel che siamo veramente, e da sempre, ci attende.
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poesia di Claudio Damiani
C’è un momento in cui si diventa parte di se stessi. La chiamano maturità, ha a che fare con la schiera degli adulti, ma quando ci si è dentro non si ricorda esattamente la strada percorsa per entrarvi, o la soglia che si è dovuta attraversare, il pegno che si è dovuto pagare. Si ricorda solo il grande sacrificio: quello d’amore. O almeno il modo d’amare che si è sacrificato, così come lo ricorda l’incipit di una delle poesie più belle di Claudio Damiani:
Ripenso adesso a come amai interamente
quand’ero ragazzo,
e a come ero sicuro che il mio amore era un angelo,
a come anch’io ero un angelo,
a come eravamo uguali
(ma lei era più uguale di me).
E adesso non dico: tutto questo è falso
perché la vita è diversa, la vita mi ha cambiato;
adesso invece dico: era tutto vero.
Interamente, amavamo, perché ci incontravamo l’un l’altro in un’età in cui ogni volto conteneva l’intero degli eterni. Interi a colmare i vuoti adolescenti dove tutto ardeva e niente lasciava di sé a se stesso. Quando l’ardere ha cominciato a bruciare più lento, allora ecco che qualcosa è rimasto, una parte onesta da dove quotidianamente rinascere, adulti ma sopravvissuti, postumi ma finalmente veri davanti all’immagine di noi a cui l’angelo per tanto tempo ci aveva richiamato. Noi che non leveremo più nessun grido alle albe dopo i baci, che il dolore sarà finalmente solo dolore, e le cellule sentinelle del tempo, i figli cicatrici del futuro, le parole la piccola melodia pregata agli inizi del silenzio. Noi che morendo saremo la forma compiuta del nostro nome, la somiglianza perfetta tra la verità e l’amore. Ma la verità somiglia solo a se stessa, e quando entra nel tempo lo culla per sempre, tra la carezza e il cielo, perché
Nasciamo angeli e interamente amiamo,
con tutto il cuore del nostro amore ci innamoriamo
come dei bambini che non conoscono il mondo
e interamente moriamo.*
*La poesia è tratta dal volume di poesie La miniera, Fazi Editore, Roma, 1997
Claudio Damiani è un poeta e saggista italiano. Tra le sue raccolte poetiche ricordiamo Fraturno (Abete, 1987) e Attorno al fuoco (Avagliano, 2006), per Fazi Editore La miniera (1997), Eroi (2000), Poesie (2010), Il fico sulla fortezza (2012) e nel 2016 Celi Celesti. Nel 2016 è uscito il saggio La difficile facilità. Appunti per un laboratorio di poesia (Lantana Editore).