Sport e scienze sociali. Fenomeni sportivi tra consumi, media e processi globali, Luca Bifulco, Mario Tirino (a cura di), Rogas Edizioni 2019
Sport e scienze sociali è una raccolta di saggi a cura di Luca Bifulco e Mario Tirino. Dato l’enorme impatto sociale e economico dello sport, trattarne dal punto di vista sociologico permette di produrre discorsi sulla società, di osservare e riflettere sui mutamenti in corso, di esercitare uno sguardo che tramite lo sport può incrociare diversi campi, dall’economia ai mass media, dalla politica all’integrazione, passando per le questioni di genere, la disabilità, il turismo, l’urbanistica, ecc. Lo sport, dunque, è un macro-tema che può fungere da strumento di analisi privilegiato nella lettura dei processi socio-culturali.
Pur essendo recente il ruolo strategico conferito alla materia “sociologia dello sport” tra gli studi che interessano le scienze sociali, riflessioni e opere sullo sport datano dai primi decenni del Novecento.
Il libro e gli autori
L’opera Sport e scienze sociali aggiorna al presente le analisi sul tema, affina gli strumenti di indagine coinvolgendo studiosi anche di tematiche diverse – li nominiamo tutti (i curatori Bifulco e Tirino, essi stessi autori, esclusi): Alfonso Amendola, Marika Cappetta, Simona Castellano, Emiliano Chirchiano, Noemi Crescentini, Francesco Pirone, Giovanna Russo, Nicola Sbetti, Daniele Serapiglia, Antonietta Spoto, Simone Tosi, Alessia Tuselli, Dario Verderame, Giovanna Vingelli – pone le basi per ulteriori ricerche, fornisce una tra le più interessanti rappresentazioni possibili del “mondo in questione”.
Un tema tra i temi: sport e città
Tra i tanti temi sviluppati nel libro, scegliamo di soffermarci su quello inerente il rapporto tra sport e città. Ci riferiamo al saggio Consumi e infrastrutture dello sport, il cui autore, il sociologo Tosi, insegna Politiche urbane al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Milano-Bicocca.
Tosi, partendo dall’indiscutibile assunto base che “lo sport ha assunto una grande rilevanza nell’organizzazione della città contemporanea e nella vita quotidiana dei suoi abitanti” (p. 126), si concentra su un argomento caldo nel mondo del calcio: la costruzione degli stadi, secondo una nuova visione della funzione che essi devono svolgere nelle città.
Lo stadio non può essere considerato più semplicemente l’“arena” in cui si consumano gli eventi sportivi, il luogo in cui atleti, spettatori e addetti ai lavori si incontrano nel breve lasso di tempo in cui si giocano le partite. Partendo dalla constatazione dell’eccezionale peso che le manifestazioni sportive hanno dal punto di vista sociale e economico, negli ultimi decenni del Novecento è emerso un nuovo modello di stadio:
“Nel nuovo modello lo stadio assume due caratteristiche peculiari. Innanzitutto, diviene di proprietà dei club calcistici, che lo realizzano e lo gestiscono direttamente. In secondo luogo, è integrato, ovvero, affianca alle tradizionali finalità sportive una molteplicità di funzioni e di spazi in grado di generare ricavi accessori per i club (centri commerciali, cinema multisala, centri benessere, musei, tour guidati, ristoranti, aree dedicate all’intrattenimento, spazi per eventi aziendali, ecc.). All’interno dello stadio vengono collocati servizi commerciali e di intrattenimento in grado di attrarre i visitatori anche al di là del tempo della partita.”
(pp. 129-130)
Questo nuovo modello di stadio incentrato sulla redditività economica ha avuto conseguenze sul pubblico che consuma gli eventi sportivi. L’ampliamento e la diversificazione dell’offerta inevitabilmente incide sul rapporto tra club e tifosi e sul mutamento della figura del tifoso. Il significativo impatto economico del calcio nell’economia mondiale e il parallelo significativo impatto degli eventi sportivi in società non possono non agire/modificare il pubblico e le sue abitudini, fino a far coincidere i tifosi/consumatori con i clienti. En passant ricordiamo che i tifosi che vivono il calcio in modo tradizionale e cioè quelli che compongono il tifo organizzato, per quanto possono, resistono ai mutamenti in atto e rifiutano il processo di mercificazione dello sport da tempo in atto. I club, dal canto loro, per evidenti interessi portano avanti una politica di “gentrificazione” delle popolazioni da stadio.