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Perché l’IA è Importante per gli Ecologisti

Sviluppare le Narrazioni Ecologiche con IA ed Ecolinguistica
di Jorge Vallego / versione originale al link https://shorturl.at/YONVP

Intelligenza Artificiale o Comunicazione Artificiale

Sarebbe forse più accurato definirla Linguaggio Artificiale o Comunicazione Artificiale piuttosto che Intelligenza Artificiale. Perché? Perché ciò che spesso chiamiamo AI è, in fondo, solo un agente capace di comunicare sulla base delle nostre descrizioni condivise del mondo.

Pensiamoci: esiste un mondo esterno che neanche noi esseri umani possiamo comprendere completamente. Ne percepiamo solo una piccola parte attraverso i nostri sensi, combinando queste percezioni con le nostre esperienze interiori (emozioni, senso di spazio e tempo, pensieri personali). Quando interagiamo con gli altri, costruiamo un’interpretazione condivisa di queste esperienze soggettive in una realtà parziale, che ovviamente differisce per ciascun individuo. Ciò che condividiamo nell’interazione umana, principalmente attraverso il linguaggio, non è la nostra essenza, coscienza o intelligenza; è solo un quadro comune.

L’IA, invece, non ha esperienze interiori né interpretazioni soggettive. Semplicemente padroneggia le descrizioni comuni che abbiamo creato e le usa, spesso in modo più efficiente di noi. In molti modi, l’IA opera esclusivamente all’interno di quel quadro ipotetico condiviso che costruiamo attraverso il linguaggio. Carlos Castaneda disse una volta che la lezione fondamentale che Don Juan, uno sciamano Yaqui, gli insegnò fu “comprendere che il mondo della realtà comune è un prodotto del consenso sociale”.

Nel suo ultimo libro, Nexus, Yuval Noah Harari chiama questo quadro “il Sistema Operativo della Civiltà Umana” e sostiene che l’IA abbia violato questo sistema operativo, un’espressione molto azzeccata; da appassionato di informatica, l’ho adorata. Tuttavia, “violazione” è un termine che spesso – erroneamente – porta con sé connotazioni negative; per questo preferirei dire che l’IA ha decodificato il linguaggio umano.

Allora, è una cosa buona o cattiva?

Anche se l’IA non è un essere intelligente o cosciente, ed è lontana dal raggiungere un’Intelligenza Artificiale Generale, ci troviamo di fronte a un’entità incredibilmente potente. Chiamatela “pappagallo stocastico” se volete, ma è un pappagallo ascoltato da sempre più persone e istituzioni ogni giorno. Nel febbraio 2024, Sam Altman ha dichiarato che OpenAI da sola generava 100 miliardi di parole al giorno. Direi che al momento non è né buona né cattiva, ma è chiaro che presto le bilance penderanno nettamente da una parte, e spetta a noi decidere dove mettere i pesi.


Cosa c’entra questo con la crisi ecologica?

Tutto. Non perché l’IA troverà una soluzione magica per fermare la nostra estinzione autoindotta, né perché avrà un’impronta ecologica massiccia. Il problema principale è che, a meno che non facciamo qualcosa ora, l’IA perpetuerà le narrative e i discorsi dannosi che ci hanno condotto all’attuale status quo ambientale: consumismo, antropocentrismo, cultura dello spreco, inerzia climatica, ingiustizia ambientale, e così via.

La buona notizia è che possiamo cambiare queste narrative e questi discorsi. Ecco quindi entrare in gioco l’ecolinguistica: il ramo della linguistica che studia il ruolo del linguaggio nelle interazioni tra esseri umani, altre specie e ambiente fisico, e ricerca storie nuove e positive.

Il Progetto H4rmony si occupa proprio di questo: integrare l’ecolinguistica nello sviluppo dell’IA per rivelare le narrative dannose e addestrare l’IA a promuovere un pensiero ecocentrico e consapevole a livello ecologico. Potrebbe essere proprio ciò di cui abbiamo bisogno per creare una coscienza ecologica collettiva e inclinare la bilancia verso una mentalità sostenibile che si rifletta nelle azioni della nostra civiltà. Se prendiamo l’idea di Harari dell’IA che “hackerare il sistema operativo umano”, potremmo dire che nel Progetto H4rmony stiamo hackerando l’hacker.

Un’Evoluzione Collettiva: Imparare dal Più-che-Umano

Nel 1953, Theodore Sturgeon scrisse More Than Human, un eccellente romanzo di fantascienza che immagina l’evoluzione dell’umanità in Homo Gestalt, un super-essere collettivo dove gli individui uniscono le loro abilità uniche per ottenere una forma di intelletto superiore alla somma delle singole parti. Questo concetto diventa particolarmente potente nella seconda parte del romanzo, dove si passa a riflettere su come vengono utilizzate le nuove capacità del collettivo, con la moralità e l’etica che emergono come l’ultima e più importante fase della loro evoluzione.

L’idea di Homo Gestalt in More Than Human serve come metafora per la possibile evoluzione dell’IA, più che come rappresentazione di una trasformazione biologica dell’umanità. Similmente, l’IA e il nostro ruolo nel plasmare il suo uso possono essere visti come un passo evolutivo nella civiltà umana. Il Progetto H4rmony, integrando l’ecolinguistica nell’IA, tenta di indirizzare questa evoluzione collettiva verso un futuro sostenibile ed etico. L’obiettivo non è solo creare un’entità capace di svolgere compiti complessi, ma anche una che incarni i migliori valori dell’umanità: promuovere sostenibilità, equità ed equilibrio ecologico.

L’idea della moralità e dell’etica come “conquista” risuona con la questione cruciale dell’influenza dell’IA oggi. Se davvero l’IA ha decodificato la comunicazione umana come suggerisce Harari in Nexus, allora il Progetto H4rmony rappresenta la nostra opportunità di guidare tale decodifica verso risultati positivi e favorevoli alla vita, proprio come indirizzare Homo Gestalt a riconoscere e dare priorità all’azione etica. In questo modo, possiamo far sì che l’entità potente che l’IA sta diventando possa beneficiare il bene collettivo di tutte le specie e dell’ambiente, piuttosto che perpetuare narrative dannose di consumismo e sfruttamento.

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