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latino americani

di Antonia Santopietro |

Gli Eccentrici è la collana dedicata agli scrittori latinoamericani, diretta per la casa editrice Arcoiris (di cui vi abbiamo parlato qui) da Loris Tassi. 

A Loris Tassi e alla traduttrice Lorenza Di Lella, abbiamo rivolto alcune domande per conoscerla meglio.


gli eccentiriciVeniamo a
 Gli eccentrici, la collana da te diretta, cosa la caratterizza?
Secondo il messicano Sergio Pitol, tutta la letteratura latinoamericana è piena di autori eccentrici, vale a dire di scrittori che – come osservava Italo Calvino a proposito di Felisberto Hernández – sfuggono a ogni classificazione e inquadramento ma si presentano ad apertura di pagina come inconfondibili. Questo perché – sempre secondo Pitol – il loro mondo è unico.

La collana nasce con il desiderio di portare in Italia autori latinoamericani e forme brevi (per esempio i racconti, le microfinzioni, i lipogrammi) che solo di rado, in passato, hanno avuto la giusta attenzione.


Come avviene la ricerca delle opere da includere?
In molti modi. Consultiamo libri preziosi come il Diccionario de autores latinoamericanos di César Aira o i due volumi di Locos, excéntricos y marginales en las literaturas latinoamericanas che danno spazio ai grandi autori nascosti della letteratura latinoamericana, cerchiamo di dialogare con chi insegna la materia nelle università e con chi si occupa di critica letteraria, chiediamo consigli agli autori che abbiamo pubblicato, seguiamo blog come Los aviones desplumados e L’escalier des aveugles, programmi radiofonici come La máquina de pensar, riviste come Penumbria, festival come Conversations Fictives.

A volte sono i traduttori a proporci dei libri, come nel caso di Francesco Verde (L’aldilà di Horacio Quiroga), di Corrado Premuda (Murmur della pittrice Leonor Fini) o di Anna Boccuti e Marcella Ruggiero (le raccolte di microfinzioni Bagliori estremi e Amori che durano poco).

Inoltre, come scrive Borges, «Il libro non è un ente privo di comunicazioni: è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni». C’è un filo rosso che unisce Norberto Luis Romero a Horacio Quiroga e ai narratori del terrore del XIX secolo, il «maestro magico» Mario Levrero (siamo stati i primi a inserire un suo racconto, Confusione nel noir, nel nostro Inchiostro sangue) a Felipe Polleri, Roberto Arlt ad Alberto Laiseca, Lima Barreto («il maggior romanziere brasiliano», secondo Jorge Amado) a Franklin Távora e a Manuel Antônio de Almeida, i precursori della letteratura poliziesca in lingua spagnola Holmberg e Paul Groussac a un giallista filosofico come Marcelo Damiani, i racconti fantastici di Carlos Dámaso Martínez, Rosalba Campra e Pablo Besarón alla «letteratura dell’immaginazione» di Alberto Chimal.


Vuoi parlarci di autori e titoli che volete porre in evidenza ai nostri lettori?
Siamo molto orgogliosi dei ventisette titoli pubblicati in poco più di sei anni di vita, però dovendo limitarci solo ad alcuni nomi io e la redazione vorremmo segnalare giganti come Roberto Arlt (Un viaggio terribile e Saverio, il crudele. L’isola deserta), César Vallejo (Una favola selvaggia) e Horacio Quiroga (I perseguitati e L’aldilà) perché sono una splendida introduzione alla letteratura latinoamericana, e Alberto Laiseca (Le avventure di un romanziere atonale) perché – come giustamente fa notare César Aira è «uno di quegli inventori della letteratura, unici e imprescindibili, con i quali tutto finisce e ricomincia di nuovo».


Veniamo al lavoro di traduzione, quanti professionisti collaborano al progetto?
In generale ogni libro passa per le mani di quattro persone: il traduttore, il revisore, un componente della redazione e l’editore. I collaboratori fissi della collana sono sei.

(A Lorenza Di Lella)
Quali sono le regole principali, a tuo avviso, per una traduzione letteraria efficace?
Purtroppo, e per fortuna, non ci sono regole.
Quando traduciamo un romanzo o un racconto, in genere cerchiamo di approfondire la conoscenza dell’autore, di leggere le altre opere che ha scritto. Di solito il lavoro che c’è “dietro” la traduzione di un testo non è tanto un lavoro “preparatorio”, quanto un lavoro che accompagna la traduzione stessa. Sono la lingua, lo stile e i contenuti del testo a suggerire al traduttore quali ricerche fare e quali strumenti usare. Per essere sempre “preparato” un traduttore dovrebbe essere onnisciente. E siccome questo non è possibile sarà costretto di volta in volta a consultare dizionari specialistici, manuali e libri di ogni specie, a navigare per ore su Internet, a confrontarsi con colleghi, “consiglieri” ed esperti.
 
Prossime evoluzioni?
A giorni uscirà Germania, Germania! di un autore di culto come l’uruguaiano Felipe Polleri. Influenzato da Artaud, Beckett, Céline e Bernhard, Polleri è un perfetto esempio di “scrittore-ossesso” (Michele Mari, I demoni e la pasta sfoglia). Subito dopo pubblicheremo In attesa del giorno dell’ecuadoriano Juan Valdano, uno dei migliori romanzi storici degli ultimi decenni, e una raccolta di nove racconti del messicano Alberto Chimal. Definito dal boliviano Edmundo Paz Soldán «uno dei primi classici della letteratura latinoamericana del XXI secolo», Chimal con la sua scrittura ci fa oscillare tra «il tanto divertimento» e un «leggero senso di terrore», come diceva Pasolini a proposito della Sinagoga degli iconoclasti di Wilcock.

Infine ci sarà una gradito ritorno: una raccolta di racconti dell’inventore del realismo delirante, l’argentino Alberto Laiseca.

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Quegli “Eccentrici” degli scrittori latinoamericani in Arcoiris Edizioni

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