di Andrea Zandomeneghi |
Prima edizione inglese: The Devils of Loudun, Aldous Huxley, Hardback, 1952
Edizione italiana: I diavoli di Loudun, collana Oscar scrittori moderni, Arnoldo Mondadori Editore, 1998, pp. 336
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Capita che un autore – Aldous Huxley – sia conosciuto per sentito dire da tutti; per averne letto almeno un testo – spesso Il mondo nuovo (distopia), talvolta accompagnato da Ritorno (saggio critico che interpreta i dati della realtà storica, politica e demografica a partire dal materiale messo in campo nella distopia dagli echi vedici, dove per calmarsi, ricrearsi, sedarsi, curarsi dalle perturbazioni della mente viene assunto dall’umanità il mitico soma, l’inebriante sostanza psicotropa perduta già 1000 anni prima di Cristo nel subcontinente indiano, che imperversa nei testi sanscriti più antichi: Idra era anche il Sempre-ebbro-di-soma, ad esempio); più raramente Le porte della percezione (saggio su mistica, antipodi della mente, preternaturalità e LSD: The doors), spesso abbinato all’omologo per tematiche Paradiso e inferno (idem: vette estatiche e supplizi della psichedelia lisergica) – da tanti; per aver approfondito più opere – immancabile L’Isola (utopia e caduta dell’utopia) – da qualcuno; per averne studiato e apprezzato a fondo il capolavoro – I diavoli di Loudun (preparato da Eminenza grigia) – da meno (meno persone, intendo).
Scritto nel 1952, nella piena maturità artistica, intellettuale, sapienziale, scientifica ed esperienziale di Huxley, I diavoli parrebbe essere un romanzo storico che prende le mosse dal più celebre caso di possessione demoniaca – meglio: isteria collettiva allucinatoria coordinata e concertata, dove buona e mala fede copulano avvinghiandosi inestricabilmente – della storia occidentale negli anni venti e trenta del diciassettesimo secolo, in Francia, all’epoca di Richelieu: uno dei protagonisti, assieme al sacerdote secolare (ma di formazione gesuitica) Urbain Grandier, alla suora di clausura psicopatologica, frustata, ipersuggestionata, ipersuggestionante e ipersensibile/irritabile Jeanne Des Anges e al gesuita mistico – scrittore sopraffino e asceta logorato dal tentativo di estirpare da sé la colpa di essere un essere umano – Surin.
E quindi sì, in primo luogo ci sono esorcismi e esorcisti, c’è il processo allo stregone che ha fatto il patto con il Diavolo e corrotto le monache, l’istruttoria, le deposizioni, le torture (approfonditissime mappature in proposito), le procedure, la privazione di unghie, capelli, ciglia, sopracciglia e libertà, e il rogo. In secondo luogo c’è la digressione come fondamento del discorso: dettagli della pedagogica francese del seicento nella nobiltà di spada e in quella di toga, nelle scuole dei gesuiti e nei monasteri dei cappuccini e dei francescani e a corte; l’educazione – nel suo complesso, compreso il costume, la farmacopea, la sessualità, l’igiene, la percezione del pudore e dello spazio e del pubblico e del privato (privato di cui il principe è del tutto privato: espropriato) in un Emilio ribaltato, del Delfino regale; psicologia, pneumatologia, percezione del reale, psicosi analizzate secondo le prospettive le più disparate e approfondite; apotecari, consiglieri di stato, ministri e ministri ombra; guerra spietata agi ugonotti; la trinità mistica cristiana e la mistica in sé; l’autotrascendenza verso l’alto e verso il basso.
Trattasi di uno dei miei testi prediletti in assoluto, che mi permetto di consigliare a tutti (anche in rilettura). Un libro che sviluppa, ordina e fa da summa e da cornice a tutti i libri fino a ora ricordati e in particolare a tutti i temi sviscerati in questa Rubrica Ricordare i Libri:
I) La vita di San Francesco, Paul Sabatier
II) I Misteri di Eleusi, Albert Hofmann
III) Scrittori, Antoine Volodine
IV) La mia lotta contro Dio ossia Il libro dei Sette Sigilli, David Lazzaretti