Autunno | Ali Smith
2018 Edizioni Sur
(traduzione di Federica Aceto)
di Roberta Costi aka @lacollinadellefarfalle
Autunno è prima di tutto una storia d’amore e d’amicizia, che percorre molti anni: i 101 anni di Daniel, l’infanzia e la giovinezza di Elisabeth, arriva a ritroso fino alla spiaggia di Ulisse e Nausicaa sull’Isola di Scheria, si sofferma nel bosco di Dafne, costeggia la Tempesta e la seconda Guerra Mondiale, attraversa gli anni ’50 e ‘60, rievoca un possibile –speriamo impossibile – futuro.
Autunno è anche la fotografia dei nostri anni, di un mondo diviso dove crescono steccati e siepi di ferro e la democrazia viene usata come se “fosse una bottiglia che uno brandisce minacciando di spaccarla e fare un macello”. È la Gran Bretagna della Brexit, ma potrebbe essere qualsiasi Paese, questo paese che “in tutto il paese il paese si era diviso in mille pezzi… una recinzione qui, un muro lì, una linea tirata qua, una linea superata là…una linea di bellezza qua.. una nuova di fuoco…qua/là.” Come si vive tra qua e là?
In mezzo, fra sogni ricordi speranze e presenze affettuose – qua – e naufraghi in fuga smania di aggressione e media che invece non alzano mai la voce – là – ci sono uomini che si trasformano in alberi, ragazze che sbocciano di fiori e foglie e cortecce, il Pop, la Guerra Fredda, Keats in un piccolo cameo, Dickens e Shakespeare e Apuleio e Omero e Huxley, i libri, le artiste, il posto assegnato alle donne e, la natura. La natura, che punteggia le pagine: qua una nota sottile, là procede suntuosa con l’incedere della stagione, lì irride in silenzio le pretese degli uomini, qua e’ energia vitale che ci libera nel momento in cui ci fa prigionieri. Foglie, fiori, alberi, profumi e frutti.
Ma tutto con grande naturalezza, senza forzature, manierismi, intellettualismi: Ali Smith compone Autunno con mano leggera, affida ai dialoghi, al fraseggio breve e quotidiano, il racconto dei sentimenti e cuce con piccoli punti invisibili scene e tempi, ricordi e conversazioni.
Sembra impossibile non amare Daniel Gluck, l’uomo gentile, colto e di talento, che insegna alla bambina Elisabeth a guardare e vedere, a sovvertire le regole con umorismo, a porsi domande, ad accettarle. A disarmarsi, a concedere sempre il beneficio del dubbio alla vita e agli altri, così come a sé stessi. Maestro di leggerezza, Daniel introduce Elisabeth al piacere dello storie, alla bellezza e consolazione che sprigiona dal potere creativo delle parole, dell’arte, del nostro sguardo – il nostro potere creativo.
Cosa leggi di bello? È l’usuale, sorridente formula di saluto di Daniel a Elisabeth. Non come stai, cosa hai fatto di bello, da dove arrivi. Cosa leggi di bello? E’ una delle sue prime, delicate, lezioni:
“bisogna sempre leggere qualcosa, anche quando non stiamo fisicamente leggendo. Altrimenti, come facciamo a leggere il mondo?”
Se uno scrittore potesse dipingere con le parole, quella scrittrice potrebbe essere Ali Smith: davanti a noi si ricreano i quadri di Pauline Boty- artista poliedrica, eventi e memorie si trasformano in pittura. A volte sono quadri che prendono vita, che si fanno mentre li guardiamo – il colore cola mentre li leggiamo, un elemento si anima e sboccia davanti a noi. A volte sono quasi fotografie e invece no, erano tableaux-vivant (la Spiaggia degli Indifferenti, così simile a “Sun & Sea” di Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite).
In pochi mesi ho letto Autunno due volte: giro l’ultima pagina, lo chiudo e sento che continua a uscire una voce, qualcosa che mormora e sussurra, qualcosa che rimane impresso ma non svelato. Come un profumo sottile, che è già svanito anche se persiste e vorresti afferrarlo ma non puoi.
Forse la spiegazione è nelle prime pagine, quando Daniel-Smith ci mostra che “un’immagine tragica, di un mondo in rovina” può allo stesso tempo farci “pensare che un altro mondo sia possibile”. Se sappiamo guardare, si ci affidiamo alla magia di uno sguardo attento e compassionevole, la stessa immagine è “ tutte queste cose insieme: triste, terribile, bellissima, buffa, spaventosa, oscura, luminosa, incantevole, fiaba, leggenda, verità”.
O forse è che Ali Smith è capace di scrivere in silenzio, come i fiori.
Come Daniel: “ nessuno sapeva parlare come Daniel. Nessuno sapeva non parlare come Daniel”.
Il progetto grafico è di Riccardo Falcinelli, autore tra l’altro dell’imperdibile “Critica portatile al visual design”: quanto spazio bianco nelle pagine, all’inizio di ogni capitolo e capoverso. In copertina il nome dell’autrice è un po’ tagliato, per fare spazio al bianco della betulla e ai colori che si diluiscono giù dalla M e dalla I di Smith. E che caratteri, belli grandi…
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