Rubrica Budda nel bosco
a cura di Tiziano Fratus*
Le poesie eremitiche di Muso Soseki
Le poesie eremitiche di Muso Soseki: Muso Soseki o Muso Kokushi (1275-1351) è stato un monaco zen e abate di scuola rinzai. La sua figura può apparire contraddittoria: sebbene per tutta la vita abbia rincorso il silenzio, la modestia e la solitudine, è stato artefice di una delle più importanti rivoluzioni che ha coinvolto la gestione dei templi in Giappone, il famoso sistema Gozan. Ma la sua poliedricità lo ha fatto divenire un abile e riconosciuto calligrafo, un maestro del giardino nonché un poeta.
Nasce nella penisola di Ise, in una famiglia diretta discendente dell’imperatore Uda. La madre muore quando ha tre anni, il padre lo affida quando ha otto anni all’educazione religiosa, al tempio di Heien-ji. Viene ordinato monaco a diciassette anni al tempio Todai-ji di Nara, dove si pratica il buddismo esoterico. Nel 1399 inizia a studiare lo zen e pratica con un maestro cinese, Ishang Ining, a Kamakura. Transita sotto diversi maestri e in molti templi, per poi ritirarsi sui monti. Decide di dedicarsi ad una meditazione ostinata, poiché preferisce “dissolversi con le erbe e le piante” se fallisce nel suo intento; il giovane Muso custodiva il mito del monaco cinese Liang Zuozhu che, come ricorda Thomas Yūhō Kirchner nella sua ampia biografia introduttiva al volume Dialogues in a Dream, aveva abbandonato gli studi e si era ritirato in montagna per diventare un anacoreta. Nel febbraio del 1305 Muso si rimette in viaggio per incontrare il maestro Kōhō Kennichi (1241-1316) ma lungo la via, nei pressi di Usuba – oggi prefettura di Ibaraki – incontra un laico che lo prega di fermarsi, promettendogli di ospitarlo per tutto il tempo che vuole in un eremo che ha nei boschi. Muso accetta. Una sera mentre medita accanto ad un grande albero, il buio lo coglie di sorpresa; cercando di tornare all’eremo cade in un fosso e questo “cedere” del mondo, delle certezze, della materia, lo porta a vivere un’esperienza di profonda consapevolezza. Quando arriva l’inverno Muso lascia l’eremo e procede fino a Kamakura dove raggiunge il tempio di Jochi-ji, il cui abate è Kennichi. A trentun’anni il maestro riconosce la sua illuminazione e gli trasmette il sigillo. Soseki però rifiuta di entrare in un tempio, al contrario si rifugia fra le montagne si dice che resti per vent’anni a meditare. In verità gli accadimenti convulsi che attraversano il Giappone gli impediscono questo desiderio, sebbene spesso riesca a ritirarsi, a costruirsi capanne ed eremi solinghi, ma poiché diventa un punto di riferimento, la stima nei suoi riguardi cresce a viene coinvolto nientemeno che dall’imperatore, diventa abate di diversi templi dove resta sempre poco tempo, prima di ricercare l’amata solitudine silvana. Il suo stesso nome, Soseki, nasce da un sogno: vi incontra due maestri cinesi, in giapponese noti come Sozan e Sekitō, da cui prende le iniziali fondendo il nome che si porterà dietro per il resto della vita; Muso invece significa “finestra del sogno”. Durante la sua esistenza egli compone molte poesie, di genere waka (poesie in cinque versi) e kanshi (scritte in ideogrammi cinesi), raccolte nell’auto-antologia Shōgaku Kokushi-shū, nonché i dialoghi raccolti in Muchū mondō-shū (Conversazioni nel sogno), conversazioni avute con l’imperatore Ashikaga Tadayoshi, fra il 1338 ed il 1342.
Continua la lettura
* Tiziano Fratus abita in una piccola casa ai margini del bosco, medita, legge, scrive e ascolta la natura. Nel suo peregrinare ha esplorato le foreste maestose per cucire i capitoli di una storia umana, arborea e spirituale e ha coniato concetti quali Homo Radix, Dendrosofia e Bosco itinerante. In California ha perlustrato i più vasti, alti e annosi alberi del pianeta, in Giappone ha visitato templi, canfori millenari e isole-foresta, in Italia incontra i patriarchi vegetali presenti nelle città, nei boschi, nelle riserve, sulle montagne e nei giardini storici. In vent’anni di scrittura e labòrio ha composto silvari, collezioni di alberografie, quaderni di meditazione, raccolte di poesie, romanzi forestali e fiabelve gotiche. Fra le sue opere si ricorda Giona delle sequoie (Bompiani). Sito: Studiohomoradix.com