Earth’s Wild Music
Celebrating and Defending the Songs of the Natural World (Counterpoint Press 2021)
Kathleen Dean Moore
Questo bellissimo saggio non è ancora edito in Italia, e noi speriamo possa esserlo presto, e per questo abbiamo pensato di parlarvene.
L’articolo qui di seguito è di Jacki Skole contributor del sito EcoLitBooks che ci ha gentilmente concesso la traduzione.
EcoLit Books è una rivista online indipendente statunitense, fondata nel 2012, dedicata alla scrittura – narrativa e saggistica – relativa a tematiche ambientali e in difesa degli animali.
Kathleen Dean Moore è autrice di molti libri sulle connessioni morali ed emozionali con il mondo selvatico tra cui Wild Comfort, Moral Ground e Great Tide Rising. Ha ricevuto il Pacific Northwest Booksellers ‘Association Award e l’Oregon Book Award, oltre al WILLA Literary Award per il suo romanzo Piano Tide.
a cura di: Redazione ZEST
La natura è in difficoltà. L’innalzamento dei livelli del mare, gli incendi boschivi, le estinzioni di molte specie. Il cambiamento del clima, tutti questi fenomeni non possono non allarmare tutti. In questo momento di incertezze, dunque, chi scrive della natura che funzione può avere, oltre all’essere stato foriero della bellezza e della bontà della natura? La scrittrice, filosofa e attivista ambientale Kathleen Dean Moore propone una risposta a questo quesito con il suo saggio Earth’s Wild Music: Celebrating and Defending the Songs of the Natural World.
L’autrice sostiene che lo scrittore della natura abbia il compito di portare una testimonianza del cambiamento, delle estinzioni, delle catastrofi. Lo scrittore deve “far risuonare le campane della chiesa, avvertire del pericolo, battere la grancassa, inviare un telegramma, denunciare pubblicamente, chiedere tutto l’aiuto possibile e qualche volta, piangendo, scrivere lettere di condoglianze.”
Lo scrittore della natura ci invita all’azione, i disastri richiedono intervento. “Ci colpiscono con dolore e ci sollevano con determinazione e fermezza morale, allo stesso modo in cui ci colpisce un’onda e ci solleva nello stesso istante selvaggio.”
Se i lettori non credono che il mondo naturale sia in pericolo, che non viviamo più “tempi normali”, i saggi di Moore – nuovi e adattati – contribuiscono a contraddire questa idea. E così fanno anche le integrazioni che accompagnano ogni saggio. Raccontano in dettaglio i pericoli che coinvolgono creature piccole e grandi, dalle farfalle monarca agli orsi grizzly, dai gallinacei ai lupi grigi, dalle rane dalle zampe rosse alle megattere. Denunciano i pericoli che riguardano le foreste mondiali e la flora del deserto come il saguaro le cui spine “suonano come corde di violino” quando il vento soffia tra di esse. E anche i rischi per gli esseri umani, dalle malattie causate dall’inquinamento e dall’eco-ansia.
La scrittura di Moore è insieme eloquente e istruttiva. Possiede un lirismo che evoca la musica da lei sempre amata. In verità, per Moore, il canto rallegra l’animo sempre. E le pare evidente ritenere che la musica della natura sia ricca e magnetica come qualsiasi cosa evocata dagli esseri umani. In ciò la raccolta di saggi di Moore si distingue dagli altri lavori sui pericoli del cambiamento climatico..
Nel raccontare le sue avventure negli ambienti naturali di Oregon e Alaska, dove lei e il marito trascorrono del tempo, Moore concentra i saggi sul ricercato paesaggio sonoro della natura. Trova gioia nel canto degli uccelli e delle rane, nel canto dei grilli e dell’ululato dei lupi, nel canto delle balene e del vociare dei pipistrelli. Anche del classico “picchiettare” del picchio pettirosso sul tetto metallico della sua capanna in Alaska alle 2.30 del mattino. E ancora alle 3.51.
“Dev’essere molto gratificante,” scrive, “per un esserino così piccolo produrre un suono così grande.” Giorni dopo, quando sostituiscono il rivestimento metallico del vecchio tetto e il picchio non può più serrarsi sul bordo, Moore si dispiace per quella nuova condizione.
La musica della Terra finirà nel silenzio mentre le specie affrontano l’estinzione e questo rattrista l’autrice. “Il mio incubo,” scrive, “è che prima di perdere i sistemi di sostentamento della vita sulla Terra, perderemo il sistema di sostentamento della sua anima.”
In un simile contesto, lamentarsi è inevitabile, ma non può essere la fine. L’azione, per Moore, è un imperativo morale.
“Non basta,” scrive, “amare una bambina e augurarle il meglio. Non basta aprire il cuore a un mattino d’incanto alleggerito dal canto degli uccelli. Posso amare il mattino, se non proteggo cosa lo rende bello? Posso affermare di amare un bambino se non uso tutta la forza del mio cuore pulsante per difendere un mondo che coltiva la gioia dei bambini? Amare non è per così dire ostentazione. Amare è fiducia sacra. Amare è proteggere il valore assoluto di cosa si ama e impegnare la propria vita per farlo prosperare, con forza e lealtà, per sempre.”
Earth’s Wild Music è un appello incisivo che Moore rivolge a noi tutti perché non si celebri soltanto il magnifico paesaggio sonoro della Terra, ma affinché si provi con più determinazione e fare tutto il possibile per evitare che i suoni del mondo naturale vengano persi nel silenzio.