ESPLORANDO IL “WEIRD ECOLOGICO” Parte I di Mary Woodbury
Questo primo articolo (sono in tutto tre, il secondo è qui e il terzo qui) è apparso sul magazine online SFFWorld (The best of Sci-fi, fantasy and Horror) e ne è autrice Mary Woodbury, la fondatrice del blog DragonFly, specializzato in Eco-fiction.
Per gentile concessione dell’autrice, che ringraziamo, vi proponiamo la lettura in italiano.
Il Weird è un genere affascinante e bizzarro, che ha avuto il suo esordio negli ultimi anni del diciannovesimo secolo. Potrebbe essere considerato di nicchia eppure annovera autori come Edgar Allan Poe e Lovecraft e scrittori contemporanei come Jeff VanderMeer e China Miéville.
La cosa che mi attrae di questo genere è il modo in cui psicologicamente tenga il lettore in tensione il lettore. A questo proposito mi vengono in mente le parole che Robert Macfarlane ha scritto in “Mountains of the Mind: A History of Fascination”:
“Come diceva de Saussure, l’assunzione di rischi porta con sé la propria ricompensa: mantiene viva una “agitazione continua” nel cuore. Speranza, paura Speranza, paura: questo è il ritmo fondamentale dell’alpinismo. La vita, sembra spesso una montagna e viene vissuta più intensamente man mano che ci si avvicina alla sua fine: non ci sentiamo mai così vivi come quando siamo quasi morti. “
Esattamente allo stesso modo, la continua agitazione è una caratteristica del Weird che gioca con la psiche del lettore. Il genere presenta il quasi-normale e poi lo trasforma in misterioso. Gioca al tiro alla fune con le nostre emozioni e, alla fine, ci confonde. Una stanza potrebbe trasformarsi in un puzzle geometrico non euclideo. I personaggi potrebbero sembrare quasi normali, ma non del tutto una volta che li osservi abbastanza a lungo. Ci si comincia a chiedere così se eventi macabri stanno accadendo a un personaggio o se quella persona è solo pazza e li sta immaginando. Forse è un genere che ha più domande che risposte. Le trame sono di solito piene di distorsioni sovrannaturali o paranormali. Anche i luoghi, i paesaggi naturali, la flora e la fauna diventano strani – con fiori predatori, delfini che hanno occhi umani o alberi che genuflettono e sembrano pregare.
È quest’ultimo che voglio esplorare in questa breve serie: il Weird ecologico.
Perché ecologico? Credo che nella letteratura dei periodi precedenti molti autori fossero più vicini alla natura. A volte vedevano “il selvaggio” come creato in modo divino per loro, ma il mondo non era così affollato o istituzionalizzato. Le risorse e i luoghi naturali erano più abbondanti, come è stato già ben sottolineato dalla narrativa , eppure molti autori precedenti si sono sentiti catturati, desiderando fare altro, all’incirca come quando William Butler Yeats camminando lungo Fleet Street sognava la fuga spirituale ne “L’Isola del Lago di Innisfree”.
Oggi più che mai sembra che siamo disconnessi dalla natura, e fa bene all’anima uscire da casa per andare nei boschi, sulle montagne, nei fiumi e laghi. Il pensiero ecologico in narrativa è positivo perché si riconosce che tutte le specie sono interconnesse. Riduce i confini tra noi e le altre forme di vita sulla Terra, essendo solo un luogo comune quello di creare tensione e divisione. Guardare l’ecologico, sia nel “Weird” che in altri generi, apre un mondo fantastico che i muri che abbiamo costruito hanno nascosto. Espande il pensiero critico dell’umanità nella comprensione dell’altro. Penso che una certa filosofia e pensiero eco-critico dietro il realismo del “Weird” siano necessari. Brad Tabas ha scritto un pezzo in Dark Places: Ecology, Place and The Metaphysics of Horror Fiction, (su Miranda) che ho trovato molto interessante. In esso sostiene che quando gli autori di “Weird” scrivono sulla natura usano un realismo più profondo come se andassero oltre ciò che pensiamo di sapere. Se il “Weird è, in parte, un genere che mette in discussione la natura delle cose, immaginate cosa può fare con la “natura della natura”.
Un realismo più profondo non deve essere realizzato concentrandosi su ciò che chiamiamo natura, ma può paradossalmente essere raggiunto sollevando il nostro sguardo al di sopra o al di là della natura stessa. Curiosamente questo realismo meta-naturale, non nella sua realtà ma nella sua espressione, sembra spesso evocare ciò che chiamiamo soprannaturale, se davvero comprendiamo questa parola, per designare qualcosa che si oppone, o al di là, al Naturale. In questo senso, il soprannaturale non deve significare cose spettrali gotiche, ma si riferisce semplicemente all’inesplicato, ciò che non sappiamo ancora o che forse non sapremo mai. Quindi, anche se sappiamo molto del nostro mondo naturale, allo stesso tempo non è così.
Questo non vuol dire che dobbiamo accettare il soprannaturale come reale o credere nei fantasmi. Il Weird è comunque un’espressione o un contesto in cui rendere l’esplorazione ecologica interessante e stimolante.
Tabas definisce anche questo concetto strano realismo o strano naturalismo:
“Come spiega Jeff VanderMeer, ad esempio, in riferimento al suo strano naturalismo, viviamo su “un pianeta alieno pieno di organismi incredibilmente sofisticati che comprendiamo solo parzialmente… i nostri cosiddetti smartphone e altre tecnologie avanzate sono incredibilmente noiosi e primitivi accanto alla diversità e all’intensità dell’altra vita sulla Terra ”. [Ibid]”
Comprendere la natura veramente meravigliosa degli altri prelude che la si rispetti e la narrativa può svolgere un ruolo importante aiutando i lettori ad aprire gli occhi sullo splendore del selvaggio piuttosto che solo sulla sua differenza. La realtà della natura non è sempre bella se siamo legati a determinati simboli culturali – per esempio, la nostra percezione potrebbe essere che i vermi siano schifosi o che la decomposizione sia disgustosa. Lo studio di Tabas afferma che sollevando lo sguardo sopra di noi possiamo osservare come il Weird rievochi un’accresciuta consapevolezza e “produca un’ecologia molto profonda, che non è semplicemente consapevole dell’interconnessione di oggetti che non sono umani, ma anche della stranezza e l’alterità di questi oggetti e dei luoghi generati dalla loro mescolanza “.
Gli esempi di questa esplorazione nel “Weird” sono molti. Nel romanzo di William Hope Hodgson The Boats of “Glen Carrig”, pubblicato per la prima volta nel 1907, vediamo subito i navigatori che entrano in una landa desolata:
“Ed è stato in questo momento, quando sono stato spaventato da tanta solitudine, che è arrivato il primo racconto della vita in tutto quel deserto. L’ho sentito per la prima volta in lontananza, lontano nell’entroterra una nota curiosa, bassa e singhiozzante che era, e l’ascesa e la caduta di esso era come il singhiozzo di un vento solitario attraverso una grande foresta. Eppure non c’era vento. Poi, in un attimo, era morto, e il silenzio della terra era fantastico a causa del contrasto.”
L’atmosfera porta rapidamente il lettore in una strana natura e introduce un suono sconosciuto lontano, quindi lo attira immediatamente dicendo che è come un vento solitario, ma non c’è vento. Simile impostazione è presente in “The Willows” di Algernon Blackwood, anch’essa pubblicata nel 1907, che segue i canoisti lungo il Danubio, dove entrano nello strano:
“Il cambiamento arrivò all’improvviso, come quando una serie di immagini del proiettore scattate sulle strade di una città si spostano senza preavviso nello scenario di un lago e della foresta. Entrammo volando nella terra della desolazione e in meno di mezz’ora non v’erano né barche né capanne da pesca né tetto rosso, né alcun segno di abitazione e civiltà umana in vista. Un senso di lontananza dal mondo del genere umano, totale isolamento, il fascino di questo singolare mondo di salici, venti e acque, immediatamente hanno creato un incantesimo in cui siamo caduti e ci permettemmo di riderci sopra, pensando che sarebbe stato necessario aver posseduto un tipo speciale di passaporto per esserci ammessi ma che, in qualche modo con grande audacia, c’eravamo arrivati senza chiedere il permesso di entrare in un piccolo regno separato di meraviglia e magia, un regno riservato all’uso di altri che ne avevano diritto , con avvertimenti ovunque non scritti ai trasgressori per coloro che avevano l’immaginazione di scoprirli.”
Algernon Blackwood ha dipinto un luogo così fantastico in The Willows che sono rimasta sbalordita dalle sue descrizioni della natura, perché non sono solo parole scritte su una pagina ma una cosa che prende vita. Ha poi trasformato quella bellezza selvaggia in un misterioso evento ultraterreno di cui i due personaggi principali avevano paura di discutere, perché parlarne avrebbe potuto renderlo reale. Blackwood ha inserito cioè la costante agitazione di cui ho scritto in precedenza. Questi due primi esempi sono un piccolo esempio delle tante storie che esprimono natura selvaggia in quanto tale, che convive con l’orrore psicologico. In questa breve serie, continuerò a dare altri esempi ed esaminerò il genere più da vicino.
La narrativa Weird contemporanea, a volte chiamata “New Weird” è sempre più correlata a ciò che Tim Morton chiama un iperoggetto: “entità di dimensioni spaziali così vaste da sconfiggere le idee tradizionali su cosa sia, in primo luogo, una cosa”. L’oggetto esaminato o il posto visto nella prima fase della narrativa Weird diventa enorme. Il riscaldamento globale è un esempio di una di queste entità. Affrontare questa grande cosa nella finzione a volte comporta la scomposizione in qualcosa di concettuale per i lettori, e altre volte, l’iperoggetto è scritto con quello sguardo in alto, che fa esplodere la nostra mente invece di calmarla. In The Southern Reach Trilogy di Jeff VanderMeer ci viene presentato un’”Area X”, dove si è verificata una sorta di catastrofe ambientale. VanderMeer ha dichiarato che l’area misteriosa è stata ispirata dalla sua reazione al “Deep Horizon Oil Spill “del 2010. Tuttavia, sebbene l’autore sia ovviamente preoccupato per tali catastrofi ambientali, nella trilogia non troverete alcuna predicazione, ma solo un mistero che arriva nelle profondità di un paesaggio di ecologia Weird .
Il New Yorker ha dichiarato che Jeff VanderMeer trascende il Weird :
“Lui ha scritto tre libri – la trilogia di Southern Reach – così affascinante, inquietante e indimenticabile che persino i lettori non Weird hanno letto e amato. A grandi linee, i romanzi, “Annientamento”, “Autorità” e “Accettazione” sono narrativa scientifico ambientale : parlano di ricercatori che esplorano una landa misteriosa, mortale e inaffidabile chiamata Area X. Sono, però, anche esperimenti di scrittura di natura psichedelica, nella tradizione di Thoreau, e meditazioni sul tema del pessimismo epistemico, nella tradizione di Kafka. Spesso la finzione speculativa si tradisce, diventando prevedibile proprio nel momento in cui dovrebbe essere “là fuori”. Tuttavia “The southern Reach books” arrivano fino in fondo. Immaginano la natura, sia umana che selvaggia, in un modo nuovo.”
Joshua Rothman, “The Weird Thoreau”, The New Yorker, January 14, 2015
Potete trovare una conversazione che ho avuto con Jeff VanderMeer QUI (e questa è stata prima che venisse pubblicato Borne, un altro grande romanzo)
La narrativa “New Weird” potrebbe occuparsi più spesso di tali iper-oggetti, sebbene le descrizioni di “New Weird” includano i modi in cui si sovrappongono i generi, sovvertendo i cliché fantasy più tradizionali e favorendo finali in cui ci si sente a disagio rispetto a quelli consolatori. Ai lettori piace il “New Weird” perché, secondo Rose O’Keefe di Eraserhead Press, è “una narrativa speculativa all’avanguardia con un’inclinazione letteraria”. [Wiki] Sembra che quando si tratta di ciò che Jeff e Ann VanderMeer descrivono come un “tipo di narrativa urbana, del mondo secondario ”, i nuovi scrittori di narrativa Weird esprimano preoccupazioni e timori per la crescente incertezza dell’Antropocene. Questa narrativa offre una versione moderna di quella Weird tradizionale e allo stesso tempo ha a che fare con l’estinzione.
Tabas termina il suo articolo con:
“L’orrore dell’Antropocene e la realtà del realismo Weird ci ricordano l’inutilità di provare a cucire ingenuamente il reale e il naturale, anche se questa è chiaramente l’ambizione della maggior parte della scrittura basata sul luogo e dei suoi studi critici. Lo strano espressionismo dell’orrore, nel suo sforzo di esprimere l’innominabile lasciandolo buio, almeno ci conduce verso un reale apprezzamento della difficoltà di pensare e rappresentare i luoghi, e in effetti verso un apprezzamento del modo in cui trascurare questa difficoltà alimenta il tendenze distruttive nella nostra civiltà. [Ibid.]
Anche se ho letto romanzi Weird per tutta la vita, è stato solo negli ultimi anni che ho davvero studiato il modo in cui si adattano perfettamente alla narrativa ecologica. L’eco-narrativa è esattamente ciò che sembra, anche se gli studiosi l’hanno migliorata un po ‘: è una narrativa ecologicamente orientata in qualsiasi genere. L’ho sentita chiamare “super genere” oppure “sottogenere composito”. Tuttavia è stato da quando ho iniziato a leggere Weird nel contesto dell’eco-narrativa, che ho capito che grande genere questo sia per esplorare la natura. Il Weird può anche essere un veicolo con cui difendere il pianeta, ma questo tipo di narrativa di avvertimento è di solito molto sottile, anche se l’intento dell’autore è reale. Potete trovare di più sulla narrativa ecologica in un sito che gestisco da poco più di quattro anni.
Pubblicherò altre due parti in questa serie. La parte successiva esaminerà il Weird nella finzione fino al “New Weird” (circa anni ’70). La terza parte tratterà di più narrativa del New Weird ed esplorerà come la narrazione nell’Antropocene potrebbe essere un modo efficace per gestire in modo creativo per obiettivi come il riscaldamento globale.