TIPS DI SCRITTURA – RUBRICA dedicata ai consigli e riflessioni degli scrittori a proposito di scrittura, romanzo, esordire
Michele Vaccari si occupa di editoria e comunicazione dal 1999. È consulente per la narrativa italiana di Chiarelettere ed è copywriter per Paramount Channel. È stato direttore editoriale di Transeuropa Edizioni. Ha scritto Italian fiction (ISBN), Giovani, nazisti e disoccupati (Castelvecchi), L’onnipotente (Laurana), Il tuo nemico (Frassinelli). È nato a Genova nel 1980.
Per scrivere un buon romanzo quali sono i segreti fondamentali della scrittura?
Posso parlare per me e non so se funziona per qualcun altro. Io ho bisogno di silenzio assoluto, interiore soprattutto. Poi devo vivere la questione come una faccenda di vita o di morte. Altrimenti rimando, faccio finta che aspetto l’illuminazione, la svolta decisiva, il personaggio chiave o altre stupidaggini da vigliacchi. Scrivere è un atto di talento, coraggio e disciplina. Quindi bisogna studiare ciò di cui si vuole scrivere, si deve trovare una voce adeguata, perché la voce è il novanta per cento del lavoro, bisogna imporsi una visione, stilistica soprattutto, bisogna credere un minimo in ciò che si sta facendo. Tenere a bada il bisogno di mostrare chi sono ogni tre parole, capire mano a mano che scrivo la necessità di ciò che sto scrivendo, sapere che in qualsiasi momento se una cosa non la so fare sono comunque circondato da maestri millenari che possono dirmi attraverso i loro capolavori questa scena o quel personaggio come li scriverebbero, una certa dose di insoddisfazione mista ad angoscia e amore per il perturbante sono gli unici appigli che cerco quando scrivo. Il resto, purtroppo, per me è sempre stato inutile. Tecnica, meccanismi, idee folgoranti. Puoi avere il meglio a tua disposizione, ma scrivere ti mette a cospetto con mostri di cui non immaginavi nemmeno l’esistenza, e anche il più preparato, anche quello che è abituato a superare tutti i livelli e sa tutte le mosse segrete, rischia di soccombere come l’ultimo dei novellini. Scrivere è soprattutto insidia.
– Scrivere aiutandosi con uno schema o in modo libero?
Non c’è una regola. Qui dipende da ciò che stai scrivendo. Con trama complessa, colpi di scena e risoluzioni impreviste, un canovaccio lo terrei sottomano giusto per non perdersi. Se il testo è invece guidato da una luce narrativa ma è fondalmente un lavoro evocativo, regimentato in una lingua che è il vero motore della storia, coerentemente, credo sia consigliabile lasciarsi trasportare da cosa accade, ma soprattutto da come accade.
– Quante ore al giorno è bene scrivere?
Già il fatto che scrivere tutti i giorni sia un bene, è tutto da vedere. Credo che sarebbe giusto imporsi una proporzione: scrivere almeno la metà di quanto si legga. A causa del lavoro, ho sempre destinato il mese d’agosto alla scrittura. Ogni giorno, ritorno sui passaggi del nuovo lavoro che sto seguendo ma finché non posso concentrarmi totalmente, finché cioè non ho quei quindici giorni all’anno in cui posso dedicarmici totalmente, non mi metto a programmare come dovrei le mie giornate di scrittura. Chi ha la possibilità dovrebbe lavorarci quanto più riesce. Secondo me, è meglio comunque concentrarsi su poche cartelle alla volta.
– Si corregge durante o solo alla fine?
Io correggo mentre scrivo. Sono quasi maniacale in questo. Ma lo ritengo una mia degenerazione, una forma di devianza che non consiglio perché fa allontanare dall’obiettivo e rende paranoici. La cosa saggia sarebbe ritornare sull’ultimo passaggio scritto ogni volta che si sta per affrontarne uno nuovo. Questo aiuterebbe l’omogeneità del testo.
– Volendo definire un metodo efficace quale ti sentiresti di proporre?
Imparare a leggere. Saper scegliere il meglio, darsi una linea di condotta come lettore, programmare le proprie letture, senza porsi limiti di genere, di ambito, di stile, ma solo di qualità. Questo è il metodo. Non esiste altro metodo per scrivere bene.
– Come si interagisce e quando con un editor?
Al termine della stesura. L’editor pone le domande che lo scrittore non s’è accorto si dovesse porre.
– Quali consigli daresti a un esordiente?
Quando avrai letto abbastanza, leggi ancora. Se vuoi scrivere, devi essere competente di letteratura. La passione la frase lirica l’idea non servono a nulla. Scrivere è conoscenza, mestiere e talento. Trova una storia, una voce, un orizzonte che siano solo i tuoi. Mettici del vero e credi nell’incanto. Divertiti, ma senza mettere in imbarazzo chi ti legge. Sii corrosivo e spavaldo se serve, non temere la morale comune e ascolta il giudizio di chi sa quello che dice. Non ascoltare i consigli di chi ti vuole bene. Studia i cataloghi della casa editrice e manda solo a chi ami e conosci davvero. Proponiti non dove sogni di pubblicare ma dove credi sia opportuno il tuo lavoro venga edito.