Insetti delle tenebre di Tommaso Lisa
Exorma 2022
commento di Paolo Risi
Tommaso Lisa la chiama quiete vibrante, condizione che accomuna i recessi del terreno con il processo che dà vita alla scrittura. Accostamento che possiamo far risalire alla doppia dimensione di letterato ed entomologo dell’autore, e che ci fornisce un indizio su ciò troveremo in Insetti delle tenebre, in termini di intonazione e ispirazione.
Dentro una racconto rigoglioso, allo stesso tempo diario e saggio specialistico, la quiete vibrante infiamma riflessioni e aneddoti; si direbbe rappresenti il carattere dell’opera, che procede in un rimpallo – magnificamente modulato – di scienza e introspezione. Quindi energia, corrente narrativa che si genera da un incontro (con Paolo, dentista e grande esperto di insetti del sottosuolo) e dalla condivisione di una passione che è anche un po’ stile di vita e proiezione di sé.
Luogo dell’incontro (e dell’incanto) è lo studio medico dell’odontoiatra: Tommaso Lisa vi accede di sera, da una periferia anonima, e subito i contrasti (il mondo standardizzato, esterno, e quello fatto su misura, un po’ laboratorio, un po’ stanza dei giochi) aprono a un sentire trascendente, realtà perfezionata da quote di immaginario.
Nel corso della lettura (e della serata) ciò che inizialmente ci appare come una passione esclusiva, verso la quale proiettiamo estraneità, assume i connotati di un trasbordo filosofico. Sul vetrino e nelle teche custodite da Paolo i testimoni di una correlazione assoluta, che si attua entro dimensioni impensabili. Un eterno presente, garantito dalla chimica del sottosuolo, mette in discussione i nostri riferimenti culturali; e dal cuore del sistema – natura alla stato puro – giunge forte e chiara la polifonia delle specie, l’origine che abbrevia, quasi annulla le distanze. Acquisito il principio cardine, occorre però ricapitolare le tappe di un’esplorazione minuziosa: i due protagonisti raccontano di esperienze di caccia e catalogazione, indicano luoghi (dagli antipodi all’Italia) dove gli insetti hanno plasmato habitat, colonizzato grotte e spaccature, anfratti vegetali e strutture innalzate dall’uomo.
Prerogativa del volume edito da Éxòrma è il confluire della prassi scientifica nel vissuto dell’autore. Bacino autobiografico, fatto di metodicità e momenti clou, e sistemazione di materiale emotivo e psichico. Alle prese con il lavoro di ricerca, l’entità sottoposta ad analisi si frammenta e proietta molteplici versioni di sé. La rivelazione che ne consegue è nel linguaggio (l’essere agiti dal linguaggio), nel riconoscimento di una realtà possibile, sotterranea, e nell’abbandonarsi con fiducia a essa (Esiste un mondo di vita e di significato anche là dove l’uomo non può arrivare a portare luce. Ed è dentro di me. Non ho mai visto tanto buio come quando mi sono guardato dentro).
Gli abitanti delle tenebre promuovono, nel dialogo fra cultori della materia, l’allargamento di orizzonti e limiti temporali. Coleotteri fossili come dato originale, mondato da ogni velleità narrativa, che solo uno sguardo partecipe è in grado di identificare e celebrare. L’archetipo sfuma: da arcaicità incommensurabili discendono alcune famiglie di insetti, triangolazioni spazio-tempo che hanno preannunciato il mito, un’impalcatura di senso.
Tommaso Lisa propone fusioni tra discipline e livelli di coscienza, come quando chiama in causa l’opera dell’entomologo francese Yves Cambefort Le Scarabée et les Dieux, nella quale il cervo volante – anche riferendosi a un’incisione rupestre della Valcamonica – viene accostato allo sciamano che vola tra le forze della terra e quelle del cielo usando come trampolino la quercia. Il fatto di maneggiare, osservare e protocollare esseri viventi così contigui all’infinito comporta l’impiego, l’accettazione di paradigmi alternativi. L’adattamento, la conservazione su scala geologica non può che ridurre ad artificio ogni tentativo di rappresentazione: vige la consistenza della scienza, sorta di coalizione tra oggettività ed emersione dall’ignoto (significativo che – racconta il mio dottore in camice bianco rovistando in punta di pinzette – uno studio coordinato da Pietro Brandmayr stia valutando il ruolo di indicatori dei Carabidi ipogei in un contesto di riscaldamento globale).
Obiettivi e piani di ricerca, la messa in luce di opere e studiosi di riferimento; ma in Insetti delle tenebre si avverte soprattutto il palpito della perlustrazione, la fermezza nell’attingere significato dalle viscere dell’esistenza. Si tratta di assegnare valore alle cose, seppur minute, dormienti, compito che non ammette deroghe all’ardore, alla voluttà predatoria. A carponi nelle grotte, ai confini della speleologia, con l’eventualità di incappare in uno sbarramento, in un reticolo di paradossi. Se il limite conoscitivo fosse dunque la fantasia? Ciò di cui scrivo è proprio il modo in cui la realtà s’introflette, deformata dallo specchio dei sensi e dalle superfici dell’esperienza. Sono partito per indagare sotto specie entomologica una forma di fedeltà alla terra, la critica razionale di ogni elaborazione metafisica, scavando in un materialismo fondato sulla possibilità concreta d’indicare cose, corpi e oggetti del mondo per ricavarne rappresentazioni descrittive. Invece ecco che infine la ricerca sconfina nello spiritismo.
Tommaso Lisa è nato nel 1977 a Firenze, dove vive e lavora. Appassionato entomologo, nel 2001 ha pubblicato per l’associazione francese “r.a.r.e.” il catalogo ragionato sui Cicindelidi della regione del Mediterraneo. È dottore di ricerca in Lettere. I suoi studi di estetica si sono concentrati sulla “poetica dell’oggetto” del filosofo Luciano Anceschi, nella poesia italiana nella seconda metà del Novecento, da Montale alla nuova avanguardia. Ha scritto libri di critica letteraria su Edoardo Sanguineti e Valerio Magrelli.
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Inoltre potete trovare un racconto di Tommaso Lisa sulla nostra Rivista Tellus