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disoraZEST intervista Daniela Di Sora, fondatrice della casa editrice romana Voland.

di Antonia Santopietro


Forse è una domanda che ti hanno rivolto altre volte, ma cosa significa essere editore oggi nel panorama culturale attuale?
Il panorama culturale italiano in editoria è cambiato da tempo, da quando gli editori hanno smesso di fare gli editori e si sono messi a fare i manager, come diceva già Schiffrin in Editoria senza editori. Dominano i grandi gruppi, che possiedono una forza enorme, catene di librerie e di distribuzione, e dettano legge. Essere editori indipendenti significa dunque affrontare mille difficoltà, combattere contro mille cose che sottraggono tempo a quello che dovrebbe essere il solo e vero mestiere dell’editore: scegliere buoni libri. La lotta è a coltello, in un mercato in cui il numero dei lettori cala ogni anno. Quando va bene fai da apripista: trovi un autore interessante, altri cercano di sottrartelo.
Quella di oggi è una situazione sempre più paradossale e faticosa, è sempre più difficile fare bene qualcosa, e cercare di far quadrare i conti.

Qual è lo stato del romanzo oggi? Che cosa è cambiato nel tempo visto dal tuo osservatorio privilegiato?
Nel paradosso cui accennavo, la cosa più paradossale è che ormai scrivono proprio tutti. Non c’è onest’uomo o onesta donna che non abbia un romanzo nel cassetto, quindi lo stato di salute del romanzo sembrerebbe ottimo. In realtà, a ben guardare, e a ben leggere, sono davvero pochi i romanzi che reggono alla prova del tempo, purtroppo.

Tu hai iniziato con una idea di fondo molto forte, la tua esperienza come slavista ha consentito di portare in Italia autori come Gospodinov e Prilepin, la collana Sirin classica ha poi contribuito ad ampliare l’eco della grande letteratura russa. Ti è rimasto un sogno nel cassetto a questo riguardo?
Vorrei pubblicare il seguito dei Taccuini di Marina Cvetaeva, ma sono libri costosi, dovrò aspettare un po’. Mi piacerebbe pubblicare Platonov e Nabokov, ma li pubblica Adelphi. E comunque ho in mente un altro piccolo progetto, vedrete…

Sono noti anche altri successi della casa editrice da te diretta, Cărtărescu, Nothomb anche qui solo per dare poche coordinate. Come hai incontrato questi due autori e messi sulla strada della casa editrice?
Due autori molto differenti ovviamente, come differenti sono stati i nostri incontri. Amélie Nothomb l’ho conosciuta sugli scaffali di una libreria francese, ho letto il suo primo romanzo in francese, Hygiène de l’assassin, e me ne sono innamorata. Il resto è storia abbastanza nota: quando mi sono decisa a fare il primo passo per acquistarne i diritti, lei aveva ormai scritto quattro romanzi, e la sua casa editrice francese Albin Michel, che tratta i diritti per lei, esigeva di venderli tutti e quattro insieme. Per Voland, che comunque era nata da poco, era una somma notevole quella che chiedevano. Ma per fortuna ho seguito il cuore, e ho deciso di rischiare. E ora siamo ancora qui. Un rarissimo caso di fedeltà editoriale.
Per Mircea Cartarescu invece, visto che non leggo il rumeno, mi sono ciecamente fidata di un collega dell’università di Pisa, il professor Bruno Mazzoni, che mi aveva proposto l’autore. Nel 2000 è uscito dunque il primo romanzo, Travesti, appena tornato in libreria in edizione tascabile. In questi 16 anni abbiamo pubblicato altre cinque straordinarie opere di questo autore indimenticabile, sempre con Bruno Mazzoni come traduttore: Nostalgia, Perché amiamo le donne e la trilogia di Abbacinante: L’ala sinistra, Il corpo e L’ala destra. Non sono libri facili, ma sono libri che, una volta presi in mano, non abbandoni, ci cadi dentro e se sei docile ti lasci trasportare in un viaggio straordinario.

Per la letteratura italiana invece, cosa ti stimola il desiderio di una lettura, molti ne hai pubblicati ma che autori avresti pubblicato?
Per la letteratura italiana funziona come per le altre: mi deve avvincere la storia, che deve essere sempre sostenuta da un linguaggio non banale. Sembra semplice ma ti assicuro che non lo è affatto. E inoltre: detesto la prosa lirica, non amo l’autobiografismo. Sebastiano Vassalli, Luciano Bianciardi, Dino Buzzati.

Il fine anno porta anche l’idea di un bilancio e un occhio al futuro, che programmi ci sono nel 2017 e cosa non rifaresti del passato?
Nel 2017 andrà in libreria una raccolta di racconti di un’altra delle mie autrici-mito, la portoghese Dulce Maria Cardoso. Prima o poi riuscirò a imporre il suo nome e i suoi libri, tradotti sempre dal bravissimo Daniele Petruccioli. Poi finalmente uscirà anche, con quasi due anni di ritardo, il romanzo-fiume di Zachar Prilepin: Il monastero. Ovviamente a febbraio sarà in libreria il romanzo di Amélie Nothomb uscito in francia a settembre di quest’anno, Riquet à la houppe. Uscirà anche un altro volume della fortunata serie delle guide ribelli, la Guida alla Berlino ribelle.
Cosa non rifarei? Non so, forse rifarei tutto, ogni singolo libro, anche il meno fortunato.

Parlaci della tessera Amico di Voland, ci pare una bella idea per fidelizzare.
Ci è sembrata un’idea carina quella di costituire una specie di schiera di cavalieri Voland, che ci seguono con curiosità e passione, che leggono gli incipit dei libri prima che escano in libreria, che ricevono in omaggio al momento dell’iscrizione un paio di libri ormai introvabili e un ebook a scelta fra quelli del nostro catalogo. Insomma, avere dei lettori-amici, dei punti di riferimento che interagiscano con una pagina Facebook a questo dedicata, e che ci stimolino anche nelle scelte. Lettori forti, a cui poter anche chiedere consigli, che facciano parte della famiglia, in qualche modo. Lettori abituati a scelte non semplici, non rassicuranti. Lettori su cui poter contare, in tutti i sensi. Che ci seguono nelle presentazioni.

Domanda ZEST, il tuo rapporto con la responsabilità ambientale?
Un rapporto non molto intenso: mi limito a non avere la macchina e a utilizzare solo i mezzi pubblici, a fare la differenziata, anche se a Roma non ha senso, cose così, mi dispiace deluderti. In questo campo sono responsabile, ma non militante.

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Intervista a Daniela Di Sora – Voland edizioni

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