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foto-pernigotti-SI5KQS9GDaniele Pernigotti rappresenta l’Italia in diversi tavoli tecnici internazionali legati al cambiamento climatico ed è coordinatore del gruppo di lavoro ISO dedicato allo sviluppo della norma sulla Carbon footprint di prodotto. È consulente ambientale e come giornalista freelance si occupa in modo esclusivo di climate change; segue in particolare il negoziato internazionale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Oltre ad altri testi è autore di Con l’acqua alla gola, edito da Giunti e che abbiamo recensito qui

Daniele ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

1) Le esperienze della vita ci aiutano a determinare una nostra idea di benessere, qual è la sua?
Credo che difficilmente si possa tendere al benessere senza aver raggiunto un proprio equilibrio. Sia in chiave strettamente individuale personale e sia nella visione complessa della relazione uomo-ecosistema. Seneca sosteneva che il troppo in tutte le cose è un veleno, mentre dal lontano oriente ci arriva l’insegnamento dello Yin e Yang, elementi opposti e allo stesso tempo compenetrati tra loro. Sono due visioni che sento mie nel profondo e mi fanno diffidare delle soluzioni troppo semplici e delle visioni eccessivamente di parte. Ovviamente si tratta di una sfida continua, dove l’obiettivo non può limitarsi a un traguardo finale, ma dipende molto dal modo in cui viene intrapreso il cammino.

2) Un libro può essere importante nella crescita individuale e può costruire la nostra visione del mondo. Ne ricorda uno determinante per lei?
Domanda particolarmente difficile, perché è sempre complicato stilare questo tipo di classifiche e perché sono convinto che la risposta dipenda molto anche dal momento in cui ci si appresta a rispondere al quesito. Un po’ come trovarsi a parlare del fine settimana al lunedì mattina o il venerdì sera.

In questo momento mi viene in mente Narciso e Boccadoro. Ho un bellissimo ricordo dei due personaggi che avevano intrapreso percorsi di vita così lontani tra loro e la strana sensazione di riuscire sorprendentemente a rispecchiarmi in entrambi. I due riuscivano a rappresentare allo stesso tempo ciò che credevo di essere e quello che sentivo avrei potuto essere, se solo avessi fatto delle scelte di vita diverse, che comunque sentivo appartenermi. Una sorta di ribollio di emozioni con la gradevole sensazione di sazietà alla fine del libro.

3) In che modo la letteratura e l’arte possono supportare una visione di vivere sostenibile?
Arte e letteratura sono autostrade attraverso cui viaggiano le emozioni, a volte anche scavalcando i caselli della razionalità. Creano visioni, suggestioni, ci aiutano ad allungare lo sguardo oltre il quotidiano e il bisogno immediato. Sono essenziali per coltivare la crescita di una nuova scala di priorità, in cui il piacere possa andare oltre la soddisfazione di possedere qualcosa e insegnandoci a godere nel riuscire a costruire e vivere qualcosa di armonico. Il vivere sostenibile presuppone la consapevolezza di un’ape di far parte di una colonia di simili e il piacere di vivere per il bene dell’alveare che rappresenta, in ultima battuta, anche il massimo del bene per l’ape stessa.

4) Un commento personale: crisi dell’editoria o crisi culturale?
L’inquinamento da informazione è forse la più moderna forma d’inquinamento conosciuta, la cui gestione oculata dovrebbe far parte di ogni percorso di sostenibilità. Smartphone, tablet e computer ci tengono al centro di un continuo flusso d’informazioni che ricorda il traffico impazzito e senza regole di una grossa città di un paese in via di sviluppo. Difficile pretendere di sentire un violino che suona una tenue melodia in uno di questi incroci e chiedersi se la colpa del suo insuccesso sia da attribuire al musicista o al pubblico che è vittima e carnefice allo stesso tempo del traffico.

È la strana condizione per cui l’inquinamento da comunicazione rende più difficile trovare il tempo e la mente sgombra per godere di un buon libro e la proliferazione di pubblicazioni più complicata l’identificazione di un libro di qualità.

In questa situazione è veramente difficile sbilanciarsi su quale possa essere l’origine del problema.

5) Ci parli dei suoi lavori in corso e come si dice: progetti per il futuro?
La mia attività professionale è abbastanza eclettica. Da una parte sto continuando a lavorare allo sviluppo di normative internazionali (ISO) in materia ambientale, come la specifica tecnica sulla carbon footprint di prodotto. In questo ambito, il mio obiettivo è supportare le aziende che credono realmente nella sostenibilità e vogliono intraprendere un serio percorso di riduzione degli impatti ambientali dei propri processi e prodotti. Allo stesso tempo intendo continuare la mia attività di giornalista sul cambiamento climatico, cercando di rendere commestibile al grande pubblico il complesso processo negoziale delle Nazioni Unite (UNFCCC) su questi temi, che seguo ormai da molti anni. Infine, credo ci sia ancora molto da lavorare per far comprendere a tutti la gravità del cambiamento climatico e la necessità di intraprendere un’azione rapida e massiccia da parte di tutti per ridurre le emissioni di CO2.

Per il bene dell’alveare e di ogni singola ape.

 

Ringraziamo Daniele Pernigotti e vi invitiamo a leggere il suo libro Con l’acqua alla gola, assolutamente un must per chi vuole approfondire questi temi.

Antonia Santopietro

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Focus on Intervista agli esperti green; Daniele Pernigotti

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