Quella che segue è la sintesi di una presentazione, avvenuta a Udine all’inizio di dicembre, del libro La cena, avanzi dell’ex-Jugoslavia, edito da Marotta&Cafiero (trad. di Alice Parmeggiani), Napoli 2021, dello scrittore bosniaco Božidar Stanišić, residente in Friuli fin dal 1992.
di Alice Parmeggiani
L’autore e il libro
Božidar Stanišić, già noto ai lettori di ZEST, è autore di varie raccolte di poesie e di racconti, e recentemente si è anche cimentato in un romanzo, La giraffa in sala d’attesa. Nel volume che presentiamo, La cena, Stanišić ritorna alla dimensione del racconto per riproporre diversi temi che ha già sfiorato in precedenza e che gli stanno molto a cuore.
La cena contiene cinque racconti di forte impronta autobiografica, ambientati in vari continenti e in diversi ambiti sociali, ma in particolare nell’ambito delle famiglie immigrate in Occidente a causa delle guerre nella ex Jugoslavia. I numerosi personaggi prestano la loro voce per approfondire motivi che avevamo trovato nella Giraffa e nel romanzo breve L’ospite di Ivan NIkolaevič, che pur scritto prima della Giraffa, attende la sua prossima pubblicazione in italiano.
Cena e cene
Quante cene e quante tavole apparecchiate in questo libro!
Intanto, che c’è in tavola?
A volte, come nel primo racconto che presta il titolo al volume intero, la tavola è imbandita con cibi che rimandano a un passato e a un paese che non c’è più, con il suo tipico piatto principale, il bosanski lonac (la “pentola bosniaca”) di cui seguiamo un po’ anche la preparazione, e con antipasti tradizionali bosniaci.
A volte invece, a indicare il disagio di una situazione dolorosa o difficile da accettare e da affrontare, in tavola non c’è nulla, oppure ci sono solo poche cose trovate in frigo e rimediate alla bell’e meglio, con grande sconforto di tutti.
A proposito delle tavole imbandite in certi scritti di Božidar, qualcuno ha detto scherzando che se ne potrebbe ricavare un piccolo libro di ricette, ma quello che emana da queste scene di convivialità sono prima di tutto valori che rappresentavano molto bene la cultura del paese che l’autore ha dovuto abbandonare con la sua famiglia per ricominciare, così come i suoi personaggi, una vita, non programmata e certamente non desiderata, altrove.
Sono i valori della condivisione di cibo e di affetti, dello scambio di idee e di opinioni, anche divergenti e a volte “indigeste”, che però vengono ascoltate, anche se non sempre condivise. Sono soprattutto i valori dell’ospitalità. Nel paese di provenienza dell’autore il rispetto per l’ospite era quasi sacro, così come la considerazione per il vicino, anche se si deve amaramente constatare che questo valore non ha retto allo scontro con la Storia.
I personaggi
Come nella Giraffa, in questi racconti il personaggio è collettivo, un nucleo familiare, composto per lo più di due genitori e due figli, che per l’autore è lo specchio più preciso della società che vuole rappresentare.
La narratrice o il narratore è uno dei figli, con il suo punto di vista e il suo impulso di scrivere ciò che le o gli sta a cuore. Ritorna qui il motivo della scrittura, una delle preoccupazioni più ricorrenti negli scritti di Stanišić, scrittura non solo come atto terapeutico, ma soprattutto come antidoto all’oblio e come recupero, conoscenza e accettazione del proprio passato.
I comprimari sono i compagni dei figli, o gli amici e i colleghi dei genitori, che offrono spunti e punti di vista diversi.
È evidente la simpatia dell’autore per i “vecchi”: le madri, che oltre a cucinare tengono insieme il tessuto familiare, che insistono con i figli perché questi non recidano i legami con la lingua d’origine, che alimentano i ricordi; i padri o i nonni che a volte hanno capitolato e hanno accettato i nuovi modelli di vita, ma che quasi sempre rappresentano la dignità del lavoro e la fedeltà a ideali sociali che la guerra e lo sradicamento hanno conculcato.
È evidente anche la maestria dell’autore nel rendere la psicologia dei personaggi e nel presentarceli, per lo più attraverso le discussioni o l’introspezione, come persone vive e complesse, e non semplici porta bandiera di questa o quell’opinione.
Ma che si discute attorno a queste tavole?
Il motivo di fondo è lo straniamento causato dallo sradicamento, con i suoi cambiamenti profondi familiari e sociali, non solo generazionali.
Infatti qui a confrontarsi sono quasi sempre due set di valori. Ci sono i valori tradizionali di una comunità non più esistente e idealizzata nel ricordo. Per contro troviamo le chimere di una società diversa, che propone ed esalta i suoi pseudo valori.
Le tematiche sono quindi la solidarietà, l’importanza dei forti legami familiari, quasi sempre strenuamente difesi dalla madre di famiglia, l’umanesimo, il valore del lavoro, per quanto umile sia, che si oppongono al consumismo, all’efficientismo, alla produttività a tutti i costi, o alla concentrazione esasperata su di sé, sul proprio corpo.
Quindi come già accennato non troviamo solo una polarizzazione in senso generazionale, con contrasti fra generazioni diverse, ma piuttosto modelli di vita diversi, offerti da una parte dall’Occidente e dall’altra da società basate su tradizioni differenti.
Il fascino dello stile è nei caratteri che si rivelano nei dialoghi vivaci, costellati di battute, in cui le varie posizioni non sono mai crudamente espresse, ma lasciano quasi sempre spazio alla discussione e alle sfaccettature.
Infine due parole sul libro e la casa editrice.
L’oggetto libro e la casa editrice
Questo libro artigianale è curato in tutti i dettagli e arricchito di foto e da una soundtrack che ampliano l’esperienza sensoriale di questo bell’oggetto e ne arricchiscono il contenuto.
L’editore è Marotta&Cafiero, Napoli, anzi, Scampia. E tutti sappiamo, o almeno crediamo di sapere, che cosa significa quell’indirizzo. E per di più gli editori si definiscono Spacciatori, di libri per fortuna! Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo stanno portando avanti una coraggiosa impresa culturale, sociale e anche artistica in una realtà fra le più degradate in Italia, ma riescono a sfornare degli oggetti raffinati come questo, che non sfigurerebbero in nessun contesto più sofisticato.
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