La scienza delle serie TV | Adrea Gentile
Codice Edizioni
Recensione di Carlotta Susca
Innanzitutto La scienza delle serie tv è un bell’oggetto: per via delle illustrazioni (di Marco “Goran” Romano), degli inserti di colore nei titoli dei paragrafi e nella televisioncina che racchiude i numeri di pagina. La cura editoriale con cui Codice ha realizzato questo libro è evidente nei dettagli, che soddisfano la vista del lettore ancor prima della lettura.
Che la produzione saggistica sulle serie tv sia destinata a intensificarsi è ovvio: in piena golden age delle narrazioni a puntate (non più solo televisive, ma anche multipiattaforma), la critica ha smesso di considerarle minus habens rispetto al romanzo, e comincia a prendere piede l’idea che la dignità di una storia possa prescindere dal supporto cartaceo. Le serie tv stanno guadagnando una posizione di rispetto in quanto oggetti culturali in grado di soddisfare il bisogno di vivere (virtualmente) vite altrui, e influenzano l’immaginario di numerosissimi spettatori, entrando a pieno titolo nella conversazione quotidiana con personaggi memorabili (Walter White/Heisenberg, per esempio, ma anche il True Detective interpretato da Matthew McConaughey), eventi tragici (le ‘Nozze di sangue’ di Game of Thrones), modi di dire (il «Bazinga!» di Sheldon Cooper in The Big Bang Theory).
L’approccio di Andrea Gentile in questo libro è trasversale: laureato in Neuroscienze computazionali e già autore di La scienza sotto l’ombrellone (Codice 2014), l’autore ha selezionato tredici serie televisive come pretesto per indagare i presupposti scientifici dei viaggi nel tempo e del teletrasporto, per esporre il Principio di indeterminazione, analizzare il funzionamento di diagnosi mediche e clonazione, dare conto della veridicità di storie su alieni e universi paralleli.
Le serie scelte spaziano dal caposaldo della science fiction X Files alla filosofica prima stagione di True Detective, dalla fantascientifica Battlestar Galactica al Trono di spade, fantasy da 10 milioni di spettatori, passando per l’immortale Doctor Who e per la distopica True Blood (ma ci sono anche Fringe, Breaking Bad, Orphan Black…).
Le serie tv si fanno pretesto per parlare di scienza, ma la scienza è lo spunto per richiamare trame e personaggi, per fornire anche il curioso dato della durata di un eventuale binge watching (la visione continuativa di tutte le puntate di seguito: per The Walking Dead 2 giorni, 4 ore e 30 minuti) e uno specchietto di curiosità (per esempio Robert Sean Leonard, Wilson in Dr House, ha recitato nell’Attimo fuggente, e il suo personaggio si rifiutava di diventare medico).
La lettura della Scienza delle serie tv è godibilissima per i due aspetti alla pari: ritrovare personaggi amati o anche solo sentiti nominare e acquisire nozioni scientifiche gustosamente divulgative.