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La transizione ecologica e la terza pelle

di Maurizio Corrado


La transizione ecologica è iniziata. Siamo tutti d’accordo, va fatta, in nome del risparmio energetico e per il bene del pianeta. Dopo l’arrivo della rete, poco più di una ventina d’anni fa, si è prodotto un mutamento nella percezione del mondo, in particolare una delle cose che si è verificata è che siamo tutti più coscienti, sappiamo. Se non abbiamo mai sentito parlare di qualcosa, basta porre mano al cellulare e in meno di dieci secondi, grazie a Google, sappiamo e non sentiamo nessun bisogno di sapere altro, ci sono talmente tante informazioni che bastano e avanzano. Peccato che, anche nel caso dell’ecologia, tutto sia filtrato dal sistema industriale, che guida le nostre conoscenze da quando è nato e con la rete ha perfezionato il suo più potente strumento di controllo per perpetuare il suo semplice fine: vendere prodotti. Quindi, bene la transizione ecologica, sempre che sia nella direzione giusta, quella che permette di incrementare le vendite.

Prendiamo un tema a caso: la casa, le abitazioni, gli uffici, l’edilizia, i luoghi in cui viviamo. È almeno dagli anni Sessanta del Novecento che la cultura ecologica se ne occupa e ha iniziato a farlo su sollecitazione della medicina, i medici di base avevano riscontrato patologie che non riuscivano a spiegarsi fino a quando non hanno affrontato le abitazioni dei loro pazienti e lì hanno individuato le cause dei problemi di salute: materiali, modi di costruire, abitudini. La cultura dell’abitare ha affrontato il tema arrivando ad alcuni principi base, imprescindibili se si tiene conto del benessere di chi abita. Il nocciolo della questione è esattamente questo: il punto di partenza. Se si parte dal benessere di chi abita, la casa, la costruzione, va considerata come una terza pelle.

In sostanza l’edificio deve avere nel suo complesso le caratteristiche della nostra pelle, essenzialmente proteggere e lasciar respirare. Il nostro corpo deve essere protetto e avere la possibilità di respirare, attraverso la pelle, i vestiti, la casa. La struttura della pelle, unitamente alle molteplici funzioni vitali che assicura, è perfettamente estendibile alle funzioni che qualitativamente un edificio deve garantire.

Questa efficienza la si ottiene facendo attenzione in tutte le fasi di realizzazione dell’edificio e ponendo particolare cura ai materiali, che dovrebbero essere preferibilmente locali, possedere una elevata capacità traspirante e antistatica, essere in grado di garantire la giusta dispersione dell’umidità, essere esenti da emissioni nocive, essere disponibili in grandi quantità e rinnovabili, meglio se grezzi o scarsamente lavorati, essere recuperabili o riciclabili, avere pochi costi ambientali e sociali, considerando l’estrazione, la produzione, il trasporto, la possibilità di riuso, non devono limitare né modificare le radiazioni di origine cosmica e tellurica e non presentare cariche elettrostatiche e campi di interferenza elettromagnetica artificiali.

Già in quel periodo si capì che uno degli elementi più importanti da prendere in considerazione per garantire un livello accettabile di benessere, è l’aria. L’aria è l’elemento esterno che immettiamo in maggiore quantità nel corpo, circa sei litri al minuto. L’aria pura fornisce energie chimiche, magnetiche ed elettriche, l’ossigeno realizza il processo di nutrizione e depurazione. La diminuzione dell’assunzione di ossigeno è una delle cause del calo di efficienza del corpo e di un più rapido invecchiamento. La casa, come la pelle, respira attraverso tutta la sua struttura, non solo attraverso le porte e le finestre e ci sono elementi che impediscono una giusta respirazione, in particolare vernici e resine plastiche, carte da parati sintetiche, colle, tetti impermeabilizzati con catrame, intercapedini dei muri riempite con isolanti termici. Le particelle tossiche prodotte dall’abitazione e dagli abitanti tendono a permanere e ristagnare tra le pareti provocando un inquinamento interno alle case e agli uffici che tocca livelli che all’aperto sono considerati contrari alla legge.

La soluzione migliore e l’unica veramente efficace è permettere un’adeguata ventilazione degli ambienti, tenendo conto che mediamente in un’ora il ricambio d’aria di una stanza deve essere pari al doppio del suo volume. Questa semplice azione evita la maggioranza delle insidie dell’inquinamento interno. Questo presuppone anche una cosa per nulla ovvia, nei nostri edifici: che ci siano finestre da aprire. Ogni interno sigillato creerà problemi. Non importa quanto sia efficiente l’eventuale impianto di aria condizionata. Ormai c’è una poderosa letteratura scientifica che indica negli impianti di condizionamento dell’aria una delle cause di varie patologie, già negli anni Settanta si parlava di Sick Building Syndrome indicando negli edifici sigillati una delle maggiori cause di malessere e ne sconsigliava la realizzazione. Oggi, quasi cinquanta anni più tardi, ignorare queste indicazioni può solo essere considerato come un totale disinteresse verso chi quegli interni li vive quotidianamente nel nome del guadagno dell’industria edilizia, nello stesso identico modo con il quale fino a pochi anni fa si costruiva con l’amianto.

Fin qui, i risultati della ricerca che parte dal benessere dell’individuo. Si dà il caso che da almeno una generazione, dagli inizi degli anni Duemila, l’immaginario ecologico è stato fagocitato dal sistema industriale che ha annullato tutto ciò che non produce guadagno, salvando due soli elementi su cui ricostruirlo: energia e rifiuti. Oggi ecologia equivale a risparmio energetico con tutti i suoi derivati, rinnovabili, decarbonizzazione, ecc e rifiuti, cioè riciclo, raccolta differenziata con tutto ciò che gli gira intorno. Tutto ciò non è un discorso teorico o filosofico, ma ha conseguenze molto concrete. Nel caso dell’edilizia, se parto dal benessere della persona, andrò nella direzione che abbiamo descritto prima. Se invece parto dal risparmio energetico, andrò nella direzione diametralmente opposta, per la precisione quella in cui si sta muovendo questa sedicente transazione ecologica. Per essere ancora più specifici, la divisione in classi delle abitazioni, basata esclusivamente su indicatori di risparmio energetico, ignora bellamente, colpevolmente e delinquenzialmente tutte le più elementari norme del benessere fisico di chi quegli ambienti li abita per concentrarsi esclusivamente sul tentativo di consumare meno energia, cosa che peraltro si potrebbe fare in mille altri modi, all’interno di una casa. Da questo punto di partenza deriva l’immaginario che vede negli infissi sigillanti un vantaggio imprecindibile e soprattutto l’imbecille, dannoso, costoso e pericolosissimo cappotto termico fatto per lo più di materiali sintetici che stiamo spalmando sui nostri edifici. In sostanza stiamo mettendoci un sacchetto di plastica sulla testa. Ma nell’ottica del consumo è un comportamento assolutamente virtuoso. Oggi ci permette di spendere per far il cappotto. Domani ci permetterà di spendere per sostituirlo o toglierlo. In sostanza, la transizione economica, pardon, ecologica, conviene a tutti.


Maurizio Corrado è architetto, scrittore, curatore, si occupa di ecologia del progetto dagli anni Novanta, ha lavorato per giornali e televisioni, curato trasmissioni di design per Canale 5 e SKY, ha organizzato mostre ed eventi culturali, diretto collane, riviste e strutture di formazione, ha pubblicato oltre venti libri di saggistica su design e architettura ecologica, con traduzioni in Francia e Spagna, ha diretto la rivista italiano/inglese Nemeton High Green Tech Magazine e insegnato in varie Università e Accademie di Belle Arti. Con l’Istituto di Cultura Italiana di Melbourne ha curato un progetto vincitore di un bando del Ministero degli Affari Esteri italiano realizzando un festival sulla cultura italiana a Melbourne nel 2023. Scrive letteratura e teatro.


immagine in copertina creata con AI, ChatGPT.

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