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il libro dell'amico e dell'amatoIl libro dell’amico e dell’amato | Raimondo Lullo
Curatela e traduzione di Federica D’Amato

Edizioni Qiqajon – comunità di Bose

 

Il libro dell’amico e dell’amato è l’opera più letta, tradotta, conosciuta del filosofo, teologo, mistico e missionario maiorchino Raimondo Lullo (1232-1316).

Scritta in catalano, consta di 357 versetti che compongono uno dei più significativi esempi di poesia mistica dell’Europa medievale. Inizialmente concepita come parte di un’opera più ampia (Llibre d’Evast e Blanquerna), il suo valore letterario e il suo respiro specifico ne hanno favorito la fioritura autonoma con edizioni a partire dal XVI secolo.

Componimento didattico, pensato per coadiuvare la vita contemplativa e lo slancio trascendente degli eremiti, fa suoi i temi della lirica amorosa universale esprimendo al contempo la mistica e la filosofia di Raimondo Lullo.

La redazione de Il libro dell’amico e dell’amato trae spunto da un episodio del Llibre d’Evast e Blanquerna che vede alcuni discepoli chiedere al maestro Blanquerna la condivisione del proprio metodo di elevazione spirituale. Ne scaturisce una sorta di prezioso compendio ispirato alla devozione degli asceti musulmani sufi, che abbraccia nel suo sviluppo gli insegnamenti della Bibbia, i contenuti della lirica trovadorica, della poesia francescana italiana e della mistica agostiniana.

Nell’opera (ampiamente allegorica) le matrici dell’azione sono l’amico (la persona), l’amato (Cristo o Dio) e l’amore pensato come tramite fra i due, mentre lo sviluppo sonda in particolar modo l’impeto della creatura verso il suo Creatore, dando risalto alle componenti dell’anima razionale che lo generano (intelletto, memoria e volontà).

Il trattato poetico suggerisce inoltre sostanziali riflessioni sull’essenza divina: la dignità, la Trinità, l’incarnazione, entità definite e rese pulsanti per mezzo dell’Ars lulliana, sorta di codice universale applicabile da coloro i quali operano per la divulgazione del messaggio cristiano.

Il principio di reciprocità (quasi di prossimità) regge gli incontri fra l’amico e l’amato, i quali vivono l’uno per l’altro, come ricorda Francesc Torralba Roselló nell’introduzione all’edizione di QIQAJON tradotta e curata da Federica D’Amato: “si guardano, cantano, gridano e sono gioiosi. È un dialogo incessante tra due persone, l’intimo dialogo tra due coscienze, il passaggio da una sterile soggettività (amor sui) a una intersoggettività feconda.”

Con gli occhi dei pensieri, della stanchezza, dei sospiri
e delle lacrime, guardava l’amico il suo amato.
Con gli occhi della grazia, della giustizia, della
pietà, misericordia e generosità, l’amato guardava
il suo amico (v. 41).

Il sentimento amoroso diffuso dall’opera di Raimondo Lullo non dimora all’interno di luoghi monastici, appartati, ma nasce e si propaga a contatto con la natura, descritta realisticamente o in quanto fonte allegorica. Il paesaggio, gli eventi atmosferici, il mondo animale e vegetale si armonizzano e diventano essi stessi idee, inquietudini, colorazione e forma del sentimento.

Cantava e piangeva l’amico i canti del suo amato.
E disse che più perfetta cosa d’amore era il coraggio
d’amare, più del lampo o del tuono al fragore.
E più viva acqua sta nel pianto che nelle onde del
mare, e più vicini sono i sospiri all’amore della neve
al candore (v. 38)

Le fondamenta didattiche, di stimolo evangelico, che sono all’origine della stesura de Il libro dell’amico e dell’amato sono ovviamente decadute insieme allo scorrere del tempo. Ma la sua forza generativa, descrittiva e ardente, ne ha permesso la traslazione fino ai giorni nostri. Il riverbero inesauribile si è lasciato accogliere, delineandosi sotto forma di straordinaria opera sull’amore e le sue infinite sfumature.

Il valore non ammette scadimenti e si concede all’alterità, ad una sorprendente lettura laica, come sottolinea Federica D’Amato nella nota alla traduzione: “la leggerezza delle sue immagini, la folgorante icasticità delle enunciazioni, l’intensità di lingua e sentimento, e la perturbata, quasi angosciata malinconia di un desiderio così grande da perdersi nell’assenza del desiderato, riescono a parlare anche a noi, creature di un secolo lontanissimo da quello in cui Lullo visse, eppure ancora vicino ai segreti d’amore di cui continuano a parlare fittamente tra loro, in qualche parte del giardino, l’amico e l’amato”.

 

Paolo Risi

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Il libro dell’amico e dell’amato | Raimondo Lullo

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