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Paesaggio civile di Serenella Iovino
il Saggiatore, 2022

 

Mettere in opera l’ascolto delle relazioni 
nota di Gabriele Belletti a Paesaggio civile

Rimarginare. Parola, questa, che racchiude in sé tanto la rima poetica quanto il restituire i margini a qualcosa che è stato letteralmente ferito, violato. E per rimarginare i luoghi di un corpo-paesaggio, per Serenella Iovino occorre prima di tutto narrarli. Questo è il filo conduttore – e di sutura – di Paesaggio civile (Il Saggiatore, 2022), un filo capace di far vivere un tessuto di materie e di storie, nella prospettiva che «il futuro, nostro e dei nostri luoghi, è ancora da scrivere» (p. 11) o da riscrivere «contro-narrando» (Armiero), per esporre verità troppo spesso taciute e occultate. Perché, se allarghiamo il nostro sguardo, quelle ferite sono le nostre ferite («Come paesaggio, noi portiamo queste ferite sul nostro corpo», p. 170) e in quel paesaggio noi siamo sempre «insieme a tutto il resto» (p. 94). L’acuminata delicatezza della scrittura di questo libro, lo scrupolo di interrogare diverse discipline – dalla biosemiologia alla paesologia (Franco Arminio) – evitando qualsiasi forma di falsificazione o astrazione, ci (ri)avvicinano a questi corpi-storie, fisicamente, emotivamente e cognitivamente. È come se una poesia fluida e porosa – sempre aperta e tutt’altro che lineare – ci coinvolgesse e ci rivelasse «energie creative e distruttive» (p. 98) dove si espongono «stanze» per troppo tempo rimaste chiuse. Una poesia che narra la «munnezza» di un inquinamento materiale e morale, la «formula della rovina» (p. 74) di città-respiro come Venezia, denunciando i casi in cui si è voluto fare parlare «un’altra lingua» al paesaggio (p. 136), ma anche esaltando come spesso sia l’arte contemporanea a «farsi nuova grammatica per narrative di resistenza civile» (p. 153).

Da questo libro co-scritto con i luoghi che Iovino attraversa e da cui è attraversata emerge una mappa («Mappare la realtà è un viaggio multidimensionale nei paesaggi della porosità», p. 54) di un territorio di concetti e di elementi. L’unica bussola per muoversi in essa è la volontà urgente dell’ascolto dell’altro da sé, di quell’«in-umano» che è anche l’ascolto di noi stessi, come ricorda la formula di Jeffrey Cohen citata nel libro. Si potrebbe definire un paesaggio civile proprio come la messa in opera dell’ascolto delle relazioni, anche quando dolorose, sotterranee e contaminate – che esige lentezza e attenzione. Lo si potrebbe definire quasi un ascolto performativo, non distante da quel teatro, come quello di Marco Paolini, capace di esporre «il corpo della realtà» (p. 102) con coraggio, grazie a quella che la stessa Iovino definisce «giustizia cognitiva» (p. 85). Ed è per questo che implica anche un esporsi, un diventare, sentirsi e mostrarsi parte del paesaggio medesimo. Implica cioè una necessaria partecipazione e una richiesta di partecipazione, tanto da dare del tu al lettore, come se chi scrive fosse fino in fondo consapevole che la materia e le idee di cui è fatto questo libro possano effettivamente trovare riparo negli occhi di chi legge, in un noi che debba e possa continuare questa mappa, mai singolare, della realtà. Bellissime le parole finali dedicate al capitolo su Napoli: «Eppure, di tutte queste cose che ti sembrano così lontane, tu sei partecipe: perché è questa realtà a essere partecipe di te» (pp. 57-58). Il libro di Iovino si iscrive a tutti gli effetti nella letteratura, proprio perché è capace «di parlare per e a una comunità in ascolto» (p. 90) e in questo modo esorcizzare la fine del mondo «mantenendo aperto l’orizzonte delle nostre azioni» (p. 116).


Serenella Iovino
(Torre Annunziata, 1971), saggista e studiosa di cultura ecologica, è professore ordinario alla University of North Carolina at Chapel Hill. Ecocriticism and Italy (2016) – prima edizione inglese di Paesaggio civile – ha vinto il Book Prize della American Association for Italian Studies e lo MLA Aldo and Jeanne Scaglione Prize for Italian Studies.

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Mettere in opera l’ascolto delle relazioni. Commento a Paesaggio civile di Serenella Iovino

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