OSSERVATORIO SULLE SCRITTURE ECOLOGICHE
Eco-climate fiction / Wilderness e nature writing
il nome Prose Selvatiche è un omaggio all’opera di Carlo Linati Natura e altre prose selvatiche (1919)
ZEST Letteratura sostenibile attiva un Osservatorio sulle pratiche narrative ambientali, narrazioni incentrate sulle questioni climatiche o sul rapporto tra umanità, natura e paesaggio. Si tratta dei generi eco-fiction, climate fiction, wilderness e nature writing.
Le attività dell’Osservatorio contemplano:
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il ThinkTank, ovvero:
– Approfondimenti con esperti italiani e internazionali
– Prose o contributi narrativo/poetici che rappresentano le visioni, le preoccupazioni e le riflessioni sui temi ambiente, clima, natura. -
lo Spazio “Econarrare” realizzato attraverso la selezione e pubblicazione sul portale ZEST di racconti (Regolamento)
Tutte le attività sono finalizzate a intercettare conoscenze, percezioni e sensibilità ambientali ed ecologiche per tracciare insieme nuove possibilità narrative e la visione letteraria di una relazione da raccontare.
Per Jim Dwyer in Where the Wild Books Are: A Field Guide to Ecofiction, l’eco-fiction si definisce come segue:
L’ambiente non “umano” è presente non come mera cornice narrativa ma come una presenza che suggerisce una connessione tra la storia dell’umanità e la storia naturale.
L’eco-fiction può essere sintetizzata in tre punti:
- l’interesse dell’Uomo non è considerato l’Unico interesse legittimo;
- la responsabilità umana verso l’ambiente è parte dell’orientamento etico del testo;
- la percezione dell’ambiente come processo e non come dato statico è implicita nel testo.
L’eco-fiction è declinabile in tanti modi/generi: modernismo, post-modernismo, realismo, realismo magico, mainstream western, mystery, romance e narrativa speculativa (sci-fi, fantasy, ecc.).
Essa include anche environmental fiction, green fiction e nature-oriented fiction, generi che hanno le seguenti caratteristiche:
- ambientazione in contesti selvaggi, naturali;
- riferimenti a fatti legati a problemi ambientali;
- identità e legame con il territorio e il paesaggio;
- la natura è protagonista anche in chiave distopica:
- consentono una riflessione sul rapporto Umanità – natura;
- incidono sul senso di appartenenza alle comunità;
- affrontano il tema delle migrazioni climatiche;
- narrano:
– comportamenti e prassi legati al cibo o al consumo;
– il rapporto con l’acqua o altri elementi naturali;
– il rapporto con il mondo animale.
Con climate-fiction o cli-fi si intende la narrativa che ha a che fare espressamente con i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale.
La climate fiction, nasce nel 2007. La definizione l’ha inventata lo scrittore e giornalista nordamericano Dan Bloom per descrivere un sottogenere della fantascienza che si occupa di raccontare le possibili conseguenze del cambiamento climatico. Oggi la cli-fi è diventato un genere letterario affatto residuale e molti si domandano se questi romanzi potranno salvare il pianeta.
(Bruno Arpaia in Raccontare il mutamento climatico: la “Climate fiction”, «Rivista Micron».)
Per nature writing un’idea più o meno compiuta possiamo ricorrere alla descrizione che Thomas J. Lyon, professore di inglese presso la Utah State University, fornisce nel saggio This Incomparable Land: A Guide to American Nature Writing (Milkweed Editions 2001):
[…] nature writing è la saggistica o la prosa o la poesia sull’ambiente naturale. La “scrittura della natura” comprende un’ampia varietà di opere, che vanno da quelle che pongono l’accento principale sui fatti di storia naturale (come le guide) a quelle in cui predominano le interpretazioni filosofiche. Comprende saggi di storia naturale, poesie, saggi sull’isolamento o la fuga, così come la scrittura di viaggi e avventure.
La nature writing, secondo Lyon, fonda principalmente su tre punti:
- informazioni di storia naturale;
- reazioni/sentimenti individuali verso la natura;
- interpretazioni filosofiche della stessa.
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