Racconti del pianeta Terra di Niccolò Scaffai
Einaudi 2022
di Paolo Risi
Avere consapevolezza della crisi climatica. Si tratta di una condizione solo all’apparenza acquisita. Come ben sappiamo la scienza, i dati che produce e attesta, fornisce un quadro destinato a subire delle interpretazioni, o dei travisamenti nel peggiore dei casi. La filiera della comunicazione – nel caso specifico – tollera influenze esterne e omissioni, pratica che può ritenersi funzionale alla propria ragion d’essere. La vision di norma è illuminante, punta a informare e a “creare dibattito”, ma ciò non toglie che il punto di contatto tra dato scientifico e coscienza critica possa rivelarsi frastagliato, non adeguatamente definito. Tocca perciò sondare il reticolo autoriale, far emergere l’intuito rabdomantico di coloro i quali innestano nelle parole l’angoscia, la ragionevolezza, la traccia sottaciuta ma viva.
Il fine dell’antologia edita da Einaudi è chiaro fin dalla copertina. I contributi coprono ad ampio raggio la dimensione ecologica, ma è appunto il primo impatto offerto al lettore a determinare un’impressione unitaria, che ha in sé la forza d’urto dell’arte. Nell’opera utilizzata come suggestione e grimaldello – dell’artista franco-svizzera Émilie Möri – si individuano dei bagnanti su una spiaggia rosata: si presuppongono atteggiamenti usuali, tipicamente vacanzieri, ai nostri sensi incongruenti visto che a pochi metri dalla battigia incombe un’enorme massa di ghiaccio, una sorta di iceberg che immaginiamo semovente, effetto collaterale e costrutto del riscaldamento globale. Le persone sulla spiaggia – scrive Niccolò Scaffai nell’introduzione – osservano un paesaggio, uno sfondo a cui non appartengono, come dietro a un vetro; e di quel paesaggio non colgono l’ambiente, l’insieme di relazioni da cui lo spazio è percorso e determinato. È per questo che occorre rompere il vetro, uscire dalla cornice e riconoscere il sistema – o meglio l’ecosistema – che include l’uomo stesso.
Quindi la fotografia surreale come folgorazione e comprensione. Arte visiva, immediata, ma anche l’arte e la consapevolezza figliate dall’elaborazione semantica, dall’ideazione di storie. Il dispiegamento di forze, nell’impianto editoriale dato alle stampe da Einaudi, è notevole. Scrittori e intellettuali, da Giacomo Leopardi alla contemporaneità, che offrono, all’interno di un’efficace scansione tematica, il loro contributo in termini di significatività stilistica e concettuale.
Con il grande recanatese, e con un suo testo tratto dalle Operette morali, il tema della condizione dell’esistenza umana innerva prospettive relativistiche e stranianti, decisive, ai giorni nostri, nei discorsi sull’Antropocene. Lo stesso straniamento (che ha come agenti, nello specifico, l’ultimo mammut e delle formiche letali) delinea e ispira i racconti di Jack London (Quel che resta del Pliocene) e H.G. Wells (L’impero delle formiche) inseriti nella sezione introduttiva Futuri anteriori.
Nel successivo paragrafo, Gli animali ci riguardano, viene esplicitata la complessità del rapporto tra animali umani e non umani. Spicca l’elemento interdipendenza, fattore che integra sistemi sociali, natura e specie viventi (la riflessione è articolata in Narcissiana dello scrittore e entomologo Fredrik Sjöberg). Grazie a Verso occidente, racconto di Primo Levi in cui una moltitudine di lemming migrano per andare incontro alla morte, possiamo godere di una riflessione potente sul ruolo del dolore nel rapporto tra natura e cultura. Lo scrittore si fa portavoce degli indifesi: il dibattito riguardante le forme di oppressione inflitte negli allevamenti intensivi – ma non solo – si articola nei testi di Anna Maria Ortese (Le Piccole Persone), J.M. Coetzee (Mattatoio di vetro) e Jonathan Safran Foer (Raccontare storie). Racconto come ecosistema, pura testimonianza: I ghiri di Rigoni Stern rivela l’insipienza empirica al cospetto della natura. E poi natura come nucleo, coautrice della narrazione ne Gli anelli di Saturno di Winfred G. Sebald, mentre la cornice weird innesca la contaminazione tra specie nel racconto Gli animali che amiamo di Antoine Volodine.
La sezione Il senso della fine, con il racconto L’ultima pozzanghera, ospita J. G. Ballard, autore che ha contribuito in maniera decisiva alla formazione dell’immaginario distopico nel cinema e nella letteratura. Il senso della fine, per dare sostanza alle storie umane e arginare la fine del senso. La catastrofe è diluita nel prima e dopo, nei vissuti (e nel sentire) che producono ansie e slanci riparativi. Sono, queste, tracce narrative presenti nei racconti di Martin Amis (Gli immortali), Ursula Le Guin (Il sonno di Newton), Annie Proulx (La bocca dell’Inferno). L’apocalisse fa poi da sfondo al tema centrale del romanzo Bambini bonsai di Paolo Zanotti, ovvero il rapporto tra l’infanzia e la vita adulta. Racconti del pianeta terra acclude il primo nucleo del romanzo dello scrittore piemontese, scomparso prematuramente nel 2012.
La saggistica come matrice della letteratura a tema ecologico: una sorta di correlazione che il blocco L’inaudito in primo piano prova a mettere in discussione. Argomentazione-Finzione, un binomio: ciò può essere per il background scientifico o accidentalmente accademico degli autori, o perché la messa a fuoco sugli ecosistemi offre poche concessioni all’individualità, alla strutturazione dei personaggi. Crisi climatica e letteratura compongono il nesso, problematico, che sta alla base del saggio La grande cecità di Amitav Ghosh. Di questo libro epocale viene inserita nell’antologia la prima parte, Storie, analisi delle prerogative del romanzo borghese nell’attualità dell’antropocene. L’ultima sezione, a partire dalle riflessioni dello scrittore indiano, è quindi caratterizzata da un taglio esortativo, programmatico. Società e politica vengono chiamate a un confronto, divenuto ineludibile, con la realtà: in tal senso vanno letti gli interventi – di Margaret Atwood (Il cambiamento non è climatico – è globale), Zadie Smith (Elegia per le stagioni di un paese) e Jonathan Franzen (E se smettessimo di fingere?) – che suggellano il progetto editoriale curato da Niccolò Scaffai.