Tips di scrittura
di Antonio Russo De Vivo
Se gli scrittori sapessero quanti lettori leggono in orizzontale, a letto, prima di dormire, farebbero scelte tali da rendere la lettura una pratica piana, una dolce carezza prima dell’oblio.
Non scriverebbero più di assassinî efferati e di sangue versato.
Non scriverebbero più di membri eretti e ventri accoglienti.
Non scriverebbero più di madri e padri e figli dai nervi tesi e dalle parole non dette.
Non scriverebbero più di guerre possibili e inevitabili.
Non scriverebbero più di malattie e di altri assoluti patimenti.
Non scriverebbero più di amore e odio e di difficoltà di amare e di facilità di odiare.
Non scriverebbero più di mostri veri e verosimili e inverosimili e inimmaginabili ma vivi.
Non scriverebbero più cose tristi troppo tristi, tanto da far piangere o quasi.
Non scriverebbero più di altri mondi peggiori del nostro che già di per sé è il peggiore dei mondi possibili.
E non vi sarebbero più contorsionismi stilistici, strutture inestricabili, parole desuete, personaggi sfaccettati, trame elaborate.
I libri sarebbero brevi, dalle copertine a colori freddi e a immagini tiepide, il tutto non troppo faticoso alla vista né troppo evocativo ma, se possibile, rasente al minimal.
Ci sarebbero molte altre cose da evitare al lettore bramoso di riposo, tali che lo scrittore dovrebbe annichilire proprio ciò che vorrebbe, al contrario, potenziare: tutto quanto riguarda le emozioni.
Guai a indulgere a colpi di scena e ad altre forme di catarsi, si rischierebbe il prolungamento della veglia e il giorno dopo, causa irosa spossatezza, lo sgradito tomo che mal conciliò il sonno guadagnerebbe ingloriosa e immediata defenestrazione.
Che tutto sia armonioso e leggero ai limiti del volatile.
Che il libro si assottigli sempre di più, fino a sparire tra le mani, o che stimoli almeno riflessi pavloviani: apro il libro, pagina bianca, dormo.
Ecco, scrittori, il rischio che si corre a voler tenere per mano il lettore, a accompagnarlo, a assecondarlo in tutto. Scrivere non deve essere arte del compiacimento. Siate urticanti, morbosi, irritanti, passionali, riflessivi il giusto, violenti, sanguinolenti e tutto ciò che possa incollare le mani ai bordi del libro e tenere immersa la testa nei flutti violenti delle frasi. Le parole siano spuma salata e le idee siano fauna marina visibile e inafferrabile. Il lettore deve godere e patire e vedere più che nella vita. Egli non lo sa di cercare, tra le pagine, il sogno a occhi aperti lungi dall’oblio. Assecondatelo, dunque, nel più recondito e primordiale dei suoi desideri: tenere la luce sempre accesa.